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VALUTAZIONE

L’importanza della valutazione in itinere che la pedagogia contemporanea vorrebbe abolire

Lo scopo della valutazione non è quello di classificare gli alunni, ma quello di capirli e aiutarli nel percorso della loro formazione, attraverso esperienze di apprendimento significative, per permettere a tutti di sviluppare nel miglior modo possibile le loro capacità, intelligenze e attitudini.

Quando valutare: prima, durante, dopo

  1. La valutazione formativa, prima di tutto, serve per accertare qual è la situazione iniziale degli alunni. Ha una funzione diagnostica: ciò permette di comprendere quali attività sono più utili per quel gruppo classe.
  2. La valutazione si esercita poi durante tutto il processo educativo, per approfondire la conoscenza degli alunni e per migliorare in modo costante la progettazione dell’attività didattica.
  3. Infine, alla conclusione dell’anno scolastico, si effettua la valutazione sommativa, in cui si evidenziano i risultati raggiunti e il quadro della situazione finale sia di ciascun alunno sia complessivo della classe.

Valutazione e rapporti con le famiglie

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È molto importante che la comunicazione del giudizio degli insegnanti a genitori e alunni avvenga nel modo più chiaro possibile, per favorire la partecipazione, la responsabilizzazione e la collaborazione dei genitori e degli alunni. I genitori possono fornire agli insegnanti informazioni molto importanti sui loro figli per poterli capire meglio e aiutarli, migliorando così il rapporto tra scuola e famiglie.

COME VALUTARE

Per evitare che si verifichino distorsioni soggettive, possono essere utili le prove oggettive, la cui efficacia dipende comunque da un loro utilizzo intelligente e significativo. Spesso infatti si rischia di esagerare l’importanza di tali mezzi “docimologici”, togliendo tempo allo svolgimento di attività didattiche significative: sono infatti queste, sia controllate nel loro svolgersi come processi sia considerate nei relativi prodotti, la migliore fonte da cui ricavare dati per la valutazione.

Valutazione finalizzata alla formazione

Generalmente si contrappongono le prove docimologiche di valutazione, “oggettive, valide e attendibili”, alle prove tradizionali, come le interrogazioni e i compiti in classe, ritenute troppo soggettive. Ma le une e le altre sono comunque “prove separate” dalle attività di apprendimento. Infatti sono proprio queste ultime che, se attuate in modo significativo, partecipato e costruttivo, possono fornire le informazioni più importanti per la valutazione, riducendo molto la necessità di prove separate, sia docimologiche sia tradizionali. Non è cambiando il tipo di prova che si può migliorare la valutazione, ma fondandola su esperienze e attività importanti di apprendimento.

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“Un processo di valutazione non ha bisogno di mezzi eccezionali. Poiché esso è implicito nello stesso processo educativo, gli stessi mezzi che si adoperano per questo possono essere utilizzati, anzi dovrebbero essere utilizzati per la valutazione, integrati tutt’al più dalle cosiddette prove di profitto, usate non come parametro assoluto, ma come ausilio per avere dati utili. Quindi tutto ciò che si fa a scuola (la ricerca individuale, il lavoro di gruppo, la discussione, il dialogo, le esercitazioni di varia natura, le attività di lavoro artistico, le attività motorie, complementari ecc.), per promuovere il processo educativo, può diventare mezzo di valutazione per l’insegnante, sempre che non sia solo finalizzato a questo scopo.” (Guido Giugni)

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Infatti, il lavoro scolastico va finalizzato alla formazione e non alla valutazione, che ne è un mezzo. In caso contrario si rischia di lavorare principalmente per superare le prove di valutazione e non per conseguire importanti finalità formative. Naturalmente il comportamento, gli atteggiamenti e i risultati ottenuti da ciascun alunno dipendono molto dalla validità dell’operato degli insegnanti, dall’ambiente scolastico, dal clima instaurato in classe, dai rapporti esistenti sia tra insegnanti e alunni sia tra gli alunni stessi. Nel valutare questi ultimi, perciò, gli insegnanti, in parte, valutano anche se stessi.

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