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APPRENDIMENTO

L’importanza delle emozioni nell’apprendimento di uno studente

In che modo le emozioni influenzano le capacità di apprendimento negli studenti? Per molti anni, la relazione tra stato umorale di un individuo e la sua prestazione scolastica è stata spesso ignorata, ma questa tendenza, specialmente in tempi recenti, è diminuita drasticamente in seguito a ricerche di natura pedagogica e psicologica che, in realtà, ne hanno confermato l’importanza.

Si può dire, in poche parole, che un individuo dalla competenza emotiva e sociale più sviluppata è anche possessore di una capacità di apprendimento nettamente migliore rispetto a quella dei suoi pari con competenze emotive e sociali meno sviluppate.

Per poter spiegare questa affermazione è necessario andare con ordine.

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Il concetto di “emozione” possiede diverse definizioni, ma in generale si può definire come “uno stato (una persona arrabbiata è in stato di collera), come processo (dinamica complessa di interazione tra cognizione, fisiologia e eventi sociali) ed infine come indiretta fonte di conoscenza (indiretta, in quanto non richiede informazioni)”.

In ambito interpersonale, le nostre emozioni caratterizzano quella che è chiamata competenza emotiva e sociale, poiché esse sono i mezzi attraverso le quali siamo in grado di gestire le relazioni sociali. I bambini iniziano a controllare le proprie emozioni già in età prescolare, quando diventano in grado di discernere le proprie emozioni da quelle degli altri, di parlarne in modo scorrevole e di direzionarle a seconda dell’obiettivo che vogliono raggiungere.

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In generale, un bambino che a scuola non fa fatica a instaurare e mantenere rapporti sociali con compagni ed insegnanti, percepisce più emozioni positive rispetto ad un suo pari che, dall’altra parte, ha seri problemi ad integrarsi. Il secondo risulterà, nel lungo periodo, più propenso del primo ad avere serie difficoltà scolastiche, oltre che a cadere in comportamenti nocivi come la delinquenza o l’abuso di sostanze dannose (fonte link esterno).

L’apprendimento è definito come “un processo mediante il quale si acquisiscono nuove conoscenze ed in cui confluiscono diversi aspetti: strategie cognitive personali, stili di apprendimento, esperienze individuali e collettive, fenomeni dell’ambiente circostante, informazioni e stimoli provenienti dalla realtà esterna, modelli, etc.”

Secondo questa definizione, quindi, è chiaro che l’apprendimento sia direttamente influenzato dalle emozioni che l’individuo prova nel corso della vita. Questo perché apprendere significa essere in grado di elaborare pensieri, e questa abilità deriva anche da come si è vissuti fino ad allora, dalle decisioni che si sono prese, dalla percezione degli eventi e delle relazioni circostanti.

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Ciò significa che stati di ansia, depressione, rabbia o frustrazione possono avere serie conseguenze sul processo di apprendimento, creando disadattamento.

È stato infatti dimostrato che la disfunzione della memoria del lavoro, ovvero la memoria che sfrutta l’utilizzo dell’informazione ricevuta nel qui ed ora, può essere dovuta anche ad esperienze negative come traumi, disagi, emotivi, inibizioni, tendenze alla depressione infantile, iperattività secondaria etc., in modo similare a quanto fanno i disturbi neuropsicologici; tutti questi fattori, potenzialmente, possono fungere da base per la formazione di disturbi come il DAA (disturbo di apprendimento aspecifico) e DSA (disturbo di apprendimento specifico).

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