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APPRENDIMENTO

L’importanza del metodo di studio dei bambini nell’era dell’intelligenza artificiale

Autrici di importanti sussidiari per la scuola primaria, Bruna Bianco e Rosaria Pulito sono anche due formatrici che, questa volta, hanno voluto proporre un interessante webinar per il Gruppo Editoriale ELi sull’importanza del metodo di studio. Una novità assoluta anche per me, che ho seguito diversi webinar inerenti al mondo della scuola primaria, è l’assunto di partenza, ovvero un interessante parallelismo fra Intelligenza Artificiale e intelligenza umana.

In poche parole, le due autrici mettono a confronto l’intelligenza artificiale, che per sua natura non studia, ma ripropone ciò che le è stato insegnato, e quella dell’essere umano, che è invece caratterizzata da genialità e creatività. Questo grazie al fatto che l’intelligenza umana non è un’unica entità, ma comprende varie forme, come l’intelligenza emotiva, visuo-spaziale, relazionale, verbale, musicale o logico-matematica. È proprio tenendo conto di questi diversi tipi di intelligenza che le due autrici propongono un metodo di studio che tenga conto di ciascuna di esse e delle peculiarità degli alunni.

“Imparare ad imparare” si impara da piccoli

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Dietro questo apparente gioco di parole si nasconde tutta l’essenza del webinar: il metodo di studio è fondamentale per lo sviluppo delle competenze e va imparato il prima possibile, fin dalla scuola primaria. È vero che i bambini, prima o poi durante la loro esistenza, finiranno per usare l’intelligenza artificiale, ma è altrettanto vero che quest’ultima è diventata “intelligente” proprio perché addestrata dall’uomo. Le competenze sono ancora il punto di partenza e di arrivo della razza umana. La particolarità del metodo di studio proposto dalle due formatrici è che mira a mettere in campo le intelligenze multiple, in una sorta di percorso che ora favorisce quella mnemonica, ora quella visuale e così via.

Lo scopo, ovviamente, è il successo scolastico, un obiettivo per cui servono motivazione, abilità cognitive e metacognitive, e, ovviamente, strategie di apprendimento adeguate, in grado di favorire l’acquisizione delle conoscenze, da tramutare, successivamente, in competenze vere e proprie. Ma vediamo concretamente cosa intendono le due autrici quando parlano di metodo di studio.

La motivazione

Prima di introdurre le basi per l’insegnamento del metodo di studio, le due relatrici si soffermano sulla percezione che i bambini hanno dello studiare, dell’apprendere. Ovviamente, tutti sappiamo che i bambini non amano studiare e che fare i compiti risulta sempre essere una gran seccatura, ma per la prima volta ho potuto riflettere su un fatto: come sottolineano le due formatrici, avere successo nella scuola non significa solo prendere dei buoni voti, ma anche trovare il coraggio di provare, acquistare autostima, guadagnare quel senso di gratificazione profondo, che alla fine diventa il motore del cambiamento, ma soprattutto del miglioramento. Un miglioramento non solo scolastico, ma anche come essere umano e, ovviamente, come alunno di scuola primaria. Le due autrici, infatti, suggeriscono che i bambini non debbano vedere la quantità di lavoro da svolgere, ma approcciarvisi con curiosità ed interesse.

Insomma, devono trovare in sé stessi la motivazione giusta, che li spinga ad apprendere senza rendersi conto di farlo. Con una simpatica metafora, le formatrici suggeriscono di tramutare i bambini in tanti piccoli investigatori, che vogliono trovare a tutti i costi una risposta esaustiva a ciò che ha suscitato la loro curiosità. E per poter operare questa trasformazione, suggeriscono un percorso da mettere in pratica fin dalle classi basse.

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Strategie per l’apprendimento

Posto che il metodo di studio è alla base del successo scolastico, le due formatrici propongono una strategia racchiusa nell’acronimo PDL, ovvero Prevedere, Domandare, Leggere. In pratica, si tratta di un percorso in 3 step, che i bambini devono compiere stimolati e guidati dall’insegnante:

  1. Prevedere – prima ancora di approcciarsi a dati e informazioni, gli alunni devono prevedere cosa andranno a studiare, anche per avere una panoramica generale di ciò che dovranno apprendere. Lasciandogli dare un’occhiata approfondita alla pagina da affrontare, infatti, i bambini potranno sfruttare l’intelligenza visiva per cercare di intuire fin da subito di cosa si tratta, quali argomenti affronta e da quale punto di vista li approccia.
  2. Domandare – una volta che i bambini si saranno incuriositi, saranno loro stessi a porsi delle domande. Cosa rappresenta questa immagine? Perché si usa questo termine? Come funziona questa cosa? E chi è quel personaggio? In questo modo, la curiosità suscitata in loro fungerà da volano per stimolarli a trovare le risposte alle loro tante domande.
  3. Leggere – leggendo la lezione da studiare, gli alunni troveranno ora le risposte che cercano. In questo modo, le informazioni da apprendere non saranno più calate dall’alto, ma risponderanno alle loro stesse domande, pertanto il processo di apprendimento sarà più rapido ed efficace.

Il metodo di studio

Tutto quanto finora esposto riguarda le strategie da mettere in atto per facilitare l’apprendimento nei bambini della scuola primaria. Per quanto riguarda il metodo di studio, invece, le relatrici sostengono, giustamente, che ogni alunno debba trovare il proprio, quello che meglio si adatta alle proprie intelligenze. Per questa ragione, in classe è necessario esplorarli tutti, al fine di insegnare ai bambini ad imparare, seguendo le loro personalissime inclinazioni. Ovviamente, consigliano di partire dalla sottolineatura, che va insegnata fin dalla prima classe.

Appena i bambini imparano a leggere, sarà dunque l’insegnante ad indicargli cosa sottolineare, ma con il tempo, si dovrà insegnare loro a farlo autonomamente, stimolandoli con delle domande e suggerendogli di sottolineare la risposta nel testo. Rimane inteso che tutti gli altri metodi di studio sono altrettanto validi: mappe mentali, mappe concettuali, immagini, testi da completare, esercizi per favorire la memorizzazione delle informazioni sono tutti strumenti validissimi per l’apprendimento, a patto che siano coerenti e che seguano sempre uno stesso schema, nel quale il bambino possa trovare un proprio metodo. Infine, ribadiscono l’importanza dei collegamenti. Le informazioni, quando chiuse in compartimenti stagni nelle singole discipline, vanno inevitabilmente dimenticate nel tempo.

Al contrario, se studiando una lezione di storia si riesce a collegarla ad una di geografia, di scienze, addirittura di matematica o geometria, ecco che il bambino acquisisce una visone di insieme, più difficile da dimenticare per il semplice fatto che diventa patrimonio delle sue conoscenze.

I bambini imparano giocando

Verso la fine del webinar, le due formatrici pongono l’accento su qualcosa che, seppur sia nella consapevolezza di tutti noi docenti, troppo spesso viene dimenticato: i bambini imparano soprattutto giocando. Per questa ragione, suggeriscono alcune strategie di apprendimento che vanno al di là della mera memorizzazione, perché coinvolgono la drammatizzazione, i lavori di gruppo, i quiz, l’interpretazione di ruoli, come quello del divulgatore scientifico, che impone l’esplicitazione degli apprendimenti. Insomma, una vasta gamma di attività che, divertendo gli alunni, permettano loro di recuperare, rielaborare e restituire quanto appreso in classe.

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In conclusione, il metodo di studio è tutto e sta a noi insegnanti formare “teste pensanti” che, al contrario dell’IA, sappiano pensare e trovare soluzioni. Per quanto l’intelligenza artificiale possa creare grandi cose, ci sarà sempre bisogno di un essere umano, che con la sua creatività, insegni a realizzarle.

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