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OPINIONI

L’insegnante autoritario è poco volenteroso e usa i votacci per compensare la mancanza di appeal

Ci sono insegnanti che mettono note e votacci per sopperire al loro scarso appeal, mentre al contrario dovrebbero affascinare gli studenti anche per le materie più ostiche. Fanno discutere le parole di Paolo Ruffini, ospite a La fisica dell’amore link esterno, condotto da Vincenzo Schettini. Nel programma in onda su Rai 2, l’attore e conduttore ha condiviso la propria esperienza scolastica e dato alcuni consigli pratici agli studenti, allo stesso tempo bacchettando un certo tipo di insegnamento oggi molto diffuso. Ma per nulla efficace.

“Ero intelligente ma non mi applicavo”

Ospite a “La fisica dell’amore”, Paolo Ruffini ha ricordato i suoi anni da studente, riconoscendo di essere stato un po’ bulletto, anche se preferisce le parole “goliardico e vivace”. Si tratta di una consapevolezza che non è da tutti, anche se fatta ripensando ad un passato ormai lontano, e che affronta una delle problematiche più sentite nel mondo scolastico. Queste le parole dell’attore:

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Ero intelligente ma non mi applicavo, mia mamma non mi capiva e pensavo non mi amasse. A volte scherzare con qualcuno è una forma di inclusione. Gli atti di bullismo devono essere condannati ma non bisogna essere bulli con il bullo. I cattivi spesso hanno bisogno di una carezza.

Detto in altri termini, bisogna affrontare il bullismo non con vendicandosi di questi comportamenti in modo più ragionato. Bisogna, come ricorda lo stesso Ruffini, capire come smontare un bullo così da prevenire il bullismo stesso, e non c’è modo migliore di farlo se non dai primi anni di scuola.

“L’insegnante autoritario mette note e votacci”

Parte significativa della riflessione di Paolo Ruffini riguarda gli insegnanti e il loro ruolo nella crescita degli studenti. Tutto il processo educativo, ossia quel processo mediante il quale i ragazzi diventano cittadini consapevoli, si basa proprio sulla figura del docente. Per esempio, ci sono insegnanti che riescono ad affascinare gli studenti anche con le materie più difficili, grazie alla loro bravura e passione. Continua Ruffini:

La docente che mi ricordo di più è la più severa, perché aveva la capacità di raccontarmi le cose in modo che me le ricordassi anche ora. L’insegnante meno volenteroso è quello autoritario, quello che mette note e votacci per supplire alla mancanza di appeal.

Si tratta di un tema tutt’altro che banale, tanto che anche un comico come Ruffini può riuscire a inquadrarlo molto bene. Fare l’insegnante non è da tutti: c’è chi considera il proprio lavoro come una missione, mentre altri si limitano soltanto a trasferire nozioni o, appunto, sopperire allo scarso carisma con i voti bassi.

“Non abbiate paura di sbagliare”

Le ultime parole di Ruffini sono dedicate agli studenti, l’anima vera e propria di una scuola che negli ultimi anni ha affrontato fin troppe sfide. Inadeguatezza dei programmi didattici, carenza di fondi a più livelli, mancanza di locali adeguati, insegnanti poco autorevoli e troppo autoritari contribuiscono a dipingere un quadro tutt’altro che ottimista. Eppure anche un semplice atteggiamento può contribuire a indirizzare un percorso nella giusta direzione, come ricorda Paolo Ruffini agli studenti:

Non abbiate paura di sbagliare. Siate anche scorretti, disubbidite: la normalità non esiste. Nessuno di noi è diverso, ma ognuno è unico.

Per via di questa unicità, è fondamentale che anche gli studenti riscoprano l’amore per l’istruzione, evitando di rinchiudersi in se stessi ma interagendo con gli altri, esplorando le proprie passioni, migliorando le proprie relazioni. Ed è proprio questo il sunto del messaggio di Paolo Ruffini: la scuola è un sistema dove tantissime componenti diverse sono tutte collegate fra loro e si influenzano a vicenda. In fondo, conosciamo benissimo l’impatto che gli insegnanti possono avere sugli studenti… e viceversa.

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