Con la cultura si mangia? O si finisce a preparare da mangiare in una catena di fast food americana? La domanda ha preso sempre più piede, soprattutto negli ultimi anni, all’interno dell’ambiente sociale e culturale italiano.
Ad aprire la querelle fu, nel lontano 2010, l’allora ministro all’economia Giulio Tremonti, con una battuta alquanto infelice che utilizzò per giustificare la mancanza di investimenti in ambito scolastico ed educativo: “Non è che la gente possa mangiare la cultura”. A nove anni di distanza, poi, il Miur cancellò lo studio della storia dell’arte dal primo biennio degli istituti professionali, incomprensibile scelta avallata, ancor più incredibilmente, anche dall’ex ministro ai Beni Culturali, Alberto Bonisoli.
Ancora oggi la scelta di un percorso di studi focalizzato sulle discipline umanistiche è visto come un ripiego, una scelta poco ragionevole e remunerativa. Questo nonostante l’introito prodotto dal turismo culturale, in Italia, superi i venti miliardi di euro annui, grazie alla presenza di oltre cinquanta siti Unesco, senza considerare le migliaia di musei e monumenti che ci sono sul nostro territorio.
La vera sfida, allora, potrebbe essere quella di ritornare a far percepire come la cultura, l’arte, la musica e la letteratura siano settori in cui investire e formarsi. In particolare già dalla scuola primaria può essere opportuno aiutare i più piccoli a scoprire il valore, il significato, la creatività che le discipline umanistiche sanno trasmettere.
Un’interessante proposta arriva da La Spiga, con il suo Officina d’arte , un vero e proprio corso di storia dell’arte per la scuola primaria. Oltre alla predisposizione per l’utilizzo in DDI – che sappiamo essere fondamentale in questi tempi – il testo mi pare significativo per due motivi in particolare. Innanzitutto la finalità didattica è ben mediata da strumenti adatti ai bambini della primaria, con attività e contenuti fortemente coinvolgenti. In secondo luogo, ho apprezzato la proposta di un apprendimento di tipo emozionale, che, a mio avviso, si lega perfettamente all’argomento trattato.
L’arte, dunque, può tornare ad essere protagonista del nostro panorama culturale se si decide di investire su di essa educando i più giovani ad apprezzarla, a coglierne il valore e a diventarne a propria volta promotori. Chi vive al di fuori del Belpaese sembra essersene accorto ormai da tempo. Ora tocca a noi prenderne consapevolezza. E magari, in questo modo, scopriremo che essa può sfamarci per davvero.