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MUSICA

Lo afferma una ricerca: l’ora di musica a scuola è una “proteina” per il cervello

L’insegnamento della musica a scuola sembrerebbe assumere un ruolo fondamentale nel miglioramento delle capacità linguistiche. Si tratta di una delle più recenti scoperte in campo scientifico e musicale fatte fino ad oggi. L‘ora di musica assume la stessa rilevanza e importanza come quella di geografia, storia e di italiano. Anzi, da quanto hanno scoperto i neuroscienziati, la musica come materia scolastica avrebbe una possibile maggiore rilevanza.

IL SUONO NON RIGUARDA SOLO LE NOSTRE ORECCHIE

In realtà sentiamo con il nostro cervello, perché è il nostro cervello che dà un senso al suono. Questo processo avviene attraverso un vasto sistema distribuito e integrato di cognizione, sensazione e ricompensa. In questo sistema, le connessioni cervello-orecchio sono altrettanto pervasive e importanti quanto le connessioni orecchio-cervello.

Di conseguenza, i suoni della nostra vita ci modellano profondamente, in quanto musicista o bilingue da una parte, o in quanto un adulto anziano o un individuo con un disturbo del linguaggio dall’altra, come ad esempio i dislessici oppure, addirittura gli autistici.

“Music and Language – A Brain Partnership”, una presentazione di Nina Kraus dell’Auditory Neuroscience Laboratory, Northwestern University, ha descritto una misura neurale oggettiva della salute del cervello che può rivelare l’impatto della musica su questa traccia neurale.

Suonare uno strumento è un allenamento per tutto il corpo, non solo per le mani e le orecchie, ma anche per l’attenzione, la memoria e i circuiti cognitivi del cervello. Basta notare il lavoro impressionante che il cervello di un individuo mette in atto nell’elaborare gli ingredienti chiave del suono come passo, tempo, timbro e ritmo. La professoressa, nonché ricercatrice d’origine triestina, ha avuto modo di illustrare come l’esperienza musicale possa anche aiutare a poter ascoltare in maniera migliore chi si trova a parlare in quello che è un ambiente rumoroso.

Volume del corso NUOVI TRAGUARDI LETTURE 4-5 delle primaria

MUSICA E LINGUAGGIO

C’è una grande sovrapposizione tra l’elaborazione biologica del suono per fare musica e per il linguaggio. La ricerca ha dimostrato che la nostra misura neurale ha determinate caratteristiche, e che gli ingredienti dell’elaborazione uditiva diminuiscono nelle persone che leggono poco mentre aumentano nei musicisti, che sono in grado di “attaccare” al momento giusto quando suonano in un gruppo o in un’orchestra.

La ricerca ha dimostrato anche dei cambiamenti nel cervello di coloro che leggono poco dopo aver seguito delle lezioni di musica, e allo stesso tempo, un aumento delle loro capacità di alfabetizzazione.

Le scoperte dell’elaborato riguardo lo studio della musica possono essere riassunte nel modo seguente:

  • l’apprendimento musicale stimola la funzione cerebrale e cognitiva che è importante per l’apprendimento non musicale;
  • l’apprendimento musicale ha un impatto diretto sui risultati di apprendimento misurabili, come i risultati degli esami scolastici;
  • i benefici più profondi non possono essere facilmente misurati, ad esempio empatia, comportamento pro-sociale, controllando le nostre emozioni, ma esistono.

I bambini che hanno una buona educazione musicale sono in grado di riuscire ad avere e mantenere con maggior facilità la concentrazione e l’attenzione anche in una classe rumorosa. Sapendo ascoltare meglio sono, di conseguenza, in grado di percepire la voce del proprio insegnante anche in presenza di rumori.

COME SI È SVOLTA LA RICERCA

Per misurare la risposta del cervello al suono, i ricercatori del Laboratorio di Scienze Uditive di Kraus all’Università di Northwestern hanno suggerito parole o musica direttamente nelle orecchie dei volontari.

Gli scienziati hanno poi misurato l’elettricità creata dal cervello durante il processo di traduzione del suono attraverso dei sensori attaccati alla testa dei partecipanti. I risultati di una serie di studi che coinvolgono migliaia di partecipanti dalla nascita all’età di 90 anni hanno suggerito che la capacità del cervello di elaborare il suono sia influenzata da vari elementi, dal suonare e imparare una nuova lingua all’invecchiamento, dai disturbi del linguaggio e dalla perdita dell’udito.

Gli studi di Kraus hanno indicato che nel corso della vita, le persone che suonano attivamente musica come hobby possono sentire meglio nel rumore rispetto a coloro che non suonano musica. Il lavoro del suo laboratorio suggerisce anche che la povertà e il livello di istruzione di una madre possono influenzare la capacità di un bambino di elaborare le parti essenziali del suono.

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