A scuola “Niente magliette che lascino la pancia completamente nuda, no pancia scoperta in classe”: questo è il codice di abbigliamento che una dirigente scolastica di un liceo pedagogico in lingua tedesca a Brunico, in provincia di Bolzano, ha richiesto ai suoi studenti. La circolare è stata inviata dalla preside alle famiglie degli studenti in cui venivano menzionate eventuali sanzioni in caso di mancata osservazione della direttiva.
La circolare dice che “preferibilmente vanno evitate magliette che lascino la pancia completamente nuda”. Tutto ciò ha scaturito numerose polemiche sul dress code da tenere in classe: di fatto, la suddetta circolare ha suscitato l’effetto contrario poiché gli studenti si sono presentati a scuola con magliette corte e top che lasciano scoperto l’ombelico.
Le proteste e le polemiche hanno smorzato il tono della Preside Isolde Maria Kunig, la quale ha dichiarato al Corriere dell’Alto Adige che le sue intenzioni sono state fraintese, che forse avrebbe dovuto parlare direttamente agli studenti. Stando alle sue dichiarazioni, sarebbe rischioso imporre un ideale di pancia piatta che potrebbe portare a seguire diete drastiche pericolose per la salute.
SCUSE E BUONSENSO: IL RISULTATO RAGGIUNTO
In seguito a discussioni molto accese con gli studenti, la professoressa Kunig si sarebbe scusata con loro ed è stato deciso che proprio insieme ai ragazzi sarà elaborato un dress code da tutti condiviso.
Del resto i docenti invitano i ragazzi a usare il buon senso nel vestirsi considerando il contesto in cui studiano, dall’altra i ragazzi rivendicano la propria libertà individuale di vestirsi come desiderano.
Il tema del dress code a scuola è ancora molto chiacchierato. Soltanto qualche mese fa era scaturita una polemica al liceo romano Righi in cui una docente aveva chiesto a una studentessa un abbigliamento adeguato ma la suddetta richiesta era stata formulata in toni irrispettosi “Ma che stai sulla Salaria”?
IL DRESS CODE A SCUOLA
Ci si chiede dunque chi possa definire davvero un abbigliamento adeguato. Certamente gli standard culturali sono molto discutibili a seconda di coloro che li impongono: per esempio in Afghanistan le donne devono essere completamente coperte.
Forse ogni ragazzo o ragazza dovrebbe sentirsi libero di considerare appropriato o meno un capo di abbigliamento e sentirsi a suo agio nell’indossarlo. Ovviamente esistono luoghi privati che impongono un determinato tipo di abbigliamento: ognuno, tuttavia, dovrebbe sentirsi libero di aderirvi oppure no. Il dress code a scuola è un tema molto dibattuto.
No alle divise, certo, retaggio di tempi remoti. Di fatto, oggi è difficile parlare di abbigliamento consono da tenere a scuola. Gli atteggiamenti sempre più disinvolti delle giovani generazioni unite alle difficoltà oggettive dei docenti e presidi nel mantenere un’atmosfera decorosa in classe rendono problematico suggerire o imporre l’abbigliamento adeguato da tenere a scuola.
Come ha osservato il prof. Raffaele Mantegazza, pedagogista dell’Università Milano-Bicocca, questo ragionamento non vuole essere moralista, un vestito non è migliore di un altro, ma semplicemente essi devono risultare adeguati al contesto in cui ci si trova. Ad esempio se un giocatore dell’Inter indossasse in campo la maglia del Milan non sarebbe affatto consono.
Allo stesso modo sarebbe opportuno che anche gli studenti si recassero a scuola vestiti in un certo modo poiché la scuola stessa valorizza aspetti dell’individuo non riconducibili all’esibizione del corpo o della moda.