Ezio Bosso, celebre pianista italiano, ha dichiarato in una delle ultime interviste, rilasciate al Corriere di Bologna prima della sua morte avvenuta il 15 maggio 2020, il suo stupore nei confronti dell’insegnamento della musica nell’attuale sistema scolastico.
Secondo il compositore e direttore d’orchestra, è necessario “educare alla musica” fin dalla prima infanzia. Nel farlo, tuttavia, ricorda l’importanza di non confondere l’insegnamento della musica con l’insegnamento del funzionamento di uno strumento.
INIZIARE ALLE MEDIE È TROPPO TARDI
Ezio Bosso è convinto del fatto che i bambini debbano essere istruiti riguardo la musica ben prima della scuola media, come accade al giorno d’oggi. A quell’età, le personalità e le capacità dei bambini sono già ampiamente sviluppate e potrebbe essere troppo tardi per inserire una nuova materia nelle proprie vite. Il risultato sarà di distacco e scarso interesse.
La musica, tuttavia, ha il potere di sviluppare doti fondamentali in qualsiasi bambino, come la creatività, l’intelligenza e il talento. Solo essendo educati alla musica fin dalla più tenera età i bambini riusciranno con il tempo a costruire una passione e una disciplina per la musica, una materia che sembra essere dimenticata ancora troppo spesso nel sistema scolastico italiano.
Un nuovo sussidiario delle letture di quarta e quinta, chiamato Nuovi Traguardi , ha dedicato alla musica un ampio spazio in un fascicolo dedicato. Qui sotto l’anteprima sfogliabile.
Questo un estratto della guida relativo al fascicolo qui sopra.
Estratto-guida-Nuovi-Traguardi-LettureINSEGNARE L’ASCOLTO DELLA MUSICA
Inoltre, secondo Bosso sarebbe importante iniziare l’insegnamento della musica non dalla spiegazione dell’utilizzo di uno strumento, ma dall’analisi dell’ascolto. La musica, infatti, non si crea soltanto, ma si ascolta il più delle volte. Senza una buona educazione all’ascolto diventa difficile se non impossibile comprendere il testo di una canzone.
COME FARLO?
Portando a scuola diverse tipologie di strumenti musicali, non sempre i soliti due, e presentandoli, in modo da creare curiosità e interesse nei bambini. Riprendendo le sue parole: “Bisognerebbe portare i bambini ad ascoltare la musica. Lasciare che lo stupore si impossessi di loro. Questa, secondo me, è la vera magia“.
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Come si fa da anni ed anni in tutti gli altri Stati….. ma l’Italia, purtroppo, è indietro anni luce: troppa ignoranza in materia ?
Ma sono necessari insegnanti ad hoc così come per arte, inglese e attività motoria…
Bisogna insegnare l’ascolto della musica spiegarla.e farla.cosi apprezzare, insegnare i premi rudimenti.della.stioria.della.musica che è sempre affascinante a volte come una favola non serve un tubo l’insegnamento del flauto dolce fra l’altro uno strumento non certo coinvolgente l’apprendimento di uno strumento e’ e deve essere una scelta dell’allievo singolarmente
Nella nostra sezione lo facciamo e non è utopia. Non servono grandi attrezzature o strumenti. Basta partire dal gioco, dal corpo, dalla body percussion , dagli strumenti rudimentali costruiti insieme. Basta un cellulare ed una cassa bluetooth
Eh, Ezio…figurati! Io ho fatto il tuo stesso percorso al conservatorio: pianoforte, clavicembalo, composizione, direzione d’orchestra. In seguito l’abilitazione per l’insegnamento.
Quando ho scritto in alcuni post che, a mio avviso, l’attuale campagna vaccinale è assai disorganizzata, e non condivido il fatto di non poter scegliere il vaccino, mi sono pure sentito dire: “Che ne sa di virus un suonatore di clavicembalo? “.
Ah ah ah…un “suonatore”. Che umorismo sottile. Ma rimanete ignoranti, brutti stronzi, sapete che cazzo me ne frega? ???. Ascoltate Achille Lauro, la trap, scambiandoli per la nona di Beethoven, annegate nell’ignoranza. È ciò che meritate.
Sarebbe stupendo. Noi abbiamo un pianoforte in sezione ma ci mancano le competenze per gestirlo, ed è un peccato. Certo qualcosa con i bimbi più curiosi si fa (grazie zio per avermi insegnato a sei anni a suonare questo meraviglioso strumento ❤ cone gli altri del resto️) …ma poi ci si ferma lì, nonostante la voglia di fare .
Purtroppo formazione, spazi, quantità di numeri rispetto educatori, compresenze sparite non aiutano queste iniziative