I voti sono un importante strumento che permette di valutare in modo semplice e veloce la preparazione degli studenti su uno specifico argomento. Troppo spesso però numeri e giudizi finiscono per rappresentare, ai loro occhi e non solo, un parametro assoluto che indica il valore di ciascuno studente.
Si tratta di una lettura sbagliata, che di certo non aiuta i ragazzi a migliorare la loro preparazione né le famiglie nel loro ruolo di supporto. Ad esserne convinto è Vincenzo Schettini, docente di fisica e fondatore del progetto La Fisica Che Ci Piace, secondo cui i voti non possono giudicare il valore di uno studente.
I voti
In un video pubblicato sul canale Youtube de La Fisica Che Ci Piace, Schettini illustra in modo molto chiaro quali sono le criticità dei voti impiegati a scuola. In particolare, si tratta di strumenti temporanei e dalla validità limitata, che non possono aspirare a descrivere l’intero valore dello studente.
Detto in altri termini, un numero scritto sul registro indica soltanto l’esito di una prova specifica che viene svolta in un momento specifico e su uno specifico argomento. Il contesto appare quindi più ristretto di quanto si possa pensare: una insufficienza in un compito di matematica non significa non essere portati, così come un 10 in un’interrogazione non vuol dire che lo si otterrà sempre. Ecco le parole di Schettini:
Prendere un voto significa avere una valutazione in una certa materia, genericamente. Io una volta ho avuto 4 e mezzo in un compito di matematica nei radicali, ma l’anno dopo ho preso 10 sulle coniche. Un voto non sta dicendo che vali 4 e mezzo in matematica, men che meno che vali 4 e mezzo in generale.
Il peso reale dei voti
Oltre a quanto appena detto, i voti sono una forma di giudizio passeggera che perde importanza nel tempo. Secondo Schettini, un conto sono i numeri, che spesso vengono dimenticati, e un conto sono le competenze acquisite nella propria crescita personale. Queste ultime fanno la differenza, non i voti ricevuti.
Detto questo, non è possibile ignorare il peso psicologico che i voti possono avere sugli studenti, che spesso li vivono con ansia sproporzionata. Ad avere parte della responsabilità, in questo caso, sono proprio le famiglie che non si chiedono se i figli abbiano davvero imparato, ma contestano ogni insufficienza come se riguardasse il valore intrinseco della persona. Così non è, e lo ricorda il docente di fisica:
Il voto è frutto di un processo, che sia il compito, l’interrogazione o l’esame. All’università si studia per mesi e mesi, e magari si prende un voto deludente nonostante tutta la preparazione infusa in una materia.
In quanto frutto di un processo, i voti perdono importanza anche a seconda dei contesti: nella vita professionale non contano. Anche in questo caso, sono molto più utili le competenze apprese che il numero che le esprime, in un momento preciso, in un contesto preciso.
I voti definiscono il valore di una persona?
In breve: no, e abbiamo visto perché. Vincenzo Schettini continua dicendo che non ha senso concentrarsi sui voti e arrabbiarsi quando non rispecchiano le nostre aspettative. Al contrario, è molto più utile sviluppare capacità pratiche e pensiero critico: saper ragionare migliora il nostro modo di affrontare le difficoltà e imparare dai nostri errori. Tutte competenze molto più importanti. Il rischio del dare troppo peso ai voti è quello di perdere di vista il vero scopo della scuola: imparare e crescere. Si tratta di una criticità che può portare ansia agli studenti ma che può colpire anche gli insegnanti, e come spesso accade la soluzione consiste nel trovare un approccio bilanciato. Insomma, i voti non definiscono il valore di uno studente né, presi singolarmente, determinano il suo futuro. Sono solo strumenti di valutazione, e vanno presi come tali: utili, ma non ineluttabili.