Nell’epoca dell’iperconnessione digitale, l’antica combinazione di carta e penna sembra un’insolita scelta per la riflessione. Eppure, Michela Marzano, in un articolo pubblicato su La Stampa, ci invita a considerare la profonda utilità e affascinante potenziale di questi strumenti “antiquati”.
Mentre le nuove generazioni sono cresciute con tablet e computer, è interessante notare che anche gli studenti universitari preferiscono ancora affidarsi alla carta e alla penna quando si trovano a ragionare su questioni morali complesse. Riconoscono che gli smartphone possono essere utili per reperire informazioni, ma è sulla carta che si costruisce il ragionamento. Questo dimostra una chiara distinzione tra apprendimento e gioco, abilità che non tutti i giovani sembrano possedere.
La scelta di utilizzare la carta e la penna non deriva da un nostalgico rimpianto dei vecchi tempi, dove il voto scolastico era influenzato anche dalla calligrafia. La forma non deve prevalere sulla sostanza delle idee, eppure, come sempre, la misura è fondamentale. Genitori, insegnanti e professori dovrebbero ricordare ai giovani che gli strumenti che si scelgono non sono neutri. Passare dallo smartphone alla carta può essere affascinante, aprendo nuovi orizzonti e rivelando conoscenze nascoste nella nostra mente.
Anche i libri stampati sperimentano un simile confronto con il mondo digitale. I libri digitali possono essere più comodi e leggeri, ma quando leggiamo un libro su carta, sembra che la storia prenda vita e lasci un’impronta indelebile nella nostra memoria. La sensazione di sfogliare le pagine e rileggere un romanzo che ci ha colpito è impagabile, perché ogni frase e emozione si conservano intatte nel tempo.
Non si tratta di opporre due mondi opposti, ma di trovare un equilibrio e abbracciare le opportunità offerte da entrambi. L’antiquata combinazione di carta e penna può convivere in armonia con il mondo digitale, arricchendo il nostro modo di pensare, ragionare, scrivere e leggere. Nonostante la rapidità e praticità dei dispositivi digitali, la carta e la penna ci offrono un’esperienza unica di arricchimento e arricchiscono la nostra conoscenza.
Quindi, anziché abbandonare la carta e la penna come oggetti obsoleti, dovremmo insegnare ai giovani la bellezza di questa combinazione e come essa possa completare l’esperienza digitale. Questo non richiede un atteggiamento moralista, ma piuttosto un’invitante prospettiva. La semplicità del messaggio potrebbe incuriosire e stimolare la curiosità dei giovani verso l’utilizzo di strumenti tradizionali, in aggiunta agli strumenti digitali.
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In conclusione, l’autrice ci ricorda che l’uso della carta e della penna non è solo un’espressione di nostalgia, ma una preziosa ricchezza di pensiero che possiamo abbracciare e sperimentare nella società digitale di oggi. I vecchi strumenti possono coesistere armoniosamente con i nuovi, ampliando le nostre prospettive e rendendo il mondo della conoscenza ancora più ricco e affascinante.