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GESTIONE DELLA CLASSE

Nella scuola primaria non si può essere “indietro con il programma” semplicemente perché il programma non esiste più

La scuola primaria non ha più programmi scolastici da quasi un decennio, nonostante questo, però, ancora molti insegnanti li citano ancora e si preoccupano di essere “indietro rispetto al programma”. Non solo è anacronistico dal punto di vista pedagogico, ma anche giuridicamente sbagliato. I programmi nazionali sappiamo bene che sono stati sostituiti dalle “Indicazioni Nazionali”. Metaforicamente: ci viene *indicato* il percorso da prendere ma senza *programmare* il viaggio.

LOGICAMENTE TUTTO È CAMBIATO

Le Indicazioni, a differenza dei programmi che non esistono più, non hanno un carattere prescrittivo e non devono mai stabilire argomenti specifici da studiare in una determinata scuola italiana, né elencare tematiche da affrontare in specifici anni di corso. Oggi, i nostri alunni non devono più affrontare e studiare gli stessi contenuti.

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La vera e unica novità delle Indicazioni Ministeriali è nella concezione di flessibilità didattica che si contrappone ideologicamente all’esecuzione di un programma perché, a proposito degli apprendimenti, “le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato

Il decreto n. 254, firmato dall’ex ministro Francesco Profumo, è stato pubblicato il 16 novembre 2012 dopo un significativo processo di condivisione e partecipazione, in cui è stato stabilito il “Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma dell’articolo 1, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89

Le Indicazioni presentano suggerimenti pedagogici e culturali che comunicano un’idea di scuola ancora attuale ed efficace. Le comunità scolastiche hanno avviato esperienze di innovazione metodologica per adattare continuamente il curriculum di ogni scuola alle Indicazioni nazionali stesse.

La scuola deve porre le basi del percorso formativo dei bambini e degli adolescenti sapendo che esso proseguirà in tutte le fasi successive della vita. In tal modo la scuola fornisce le chiavi per apprendere ad apprendere, per costruire e per trasformare le mappe dei saperi rendendole continuamente coerenti con la rapida e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si troveranno a vivere e a operare

La vera sfida di questo cambiamento epocale consiste nell’affiancare all’obiettivo di “insegnare ad apprendere” anche quello di “insegnare a essere”. L’obiettivo è valorizzare l’unicità e la singolarità dell’identità culturale di ogni studente.

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Strumenti di didattica per competenze della scuola primaria del primo e secondo ciclo

LE COMPETENZE, NON I PROGRAMMI, DEFINISCONO I TRAGUARDI

Le Indicazioni nazionali mirano a stabilire i traguardi per lo sviluppo delle competenze dei bambini e dei ragazzi, definendo gli obiettivi generali e di apprendimento per ogni disciplina o ambito di esperienza. Il sistema scolastico italiano adotta come punto di riferimento il quadro delle competenze-chiave per l’apprendimento permanente definito dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazione del 18 dicembre 2006), che include, come ben sappiamo, le seguenti competenze:

  1. comunicazione nella madrelingua;
  2. comunicazione nelle lingue straniere;
  3. competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
  4. competenza digitale;
  5. imparare a imparare;
  6. competenze sociali e civiche;
  7. spirito di iniziativa e imprenditorialità;
  8. consapevolezza ed espressione culturale.

Queste competenze rappresentano il risultato di un ampio dibattito scientifico e culturale sulle abilità necessarie per la vita, a cui l’Italia ha attivamente contribuito. L’impegno è quello di garantire che tutti i cittadini europei, indipendentemente dall’età e dal sistema scolastico nazionale, acquisiscano tali competenze. Ciò non significa che gli Stati membri dell’Unione europea debbano adottare gli stessi modelli di ordinamenti e programmi scolastici.

La diversità di obiettivi, contenuti e metodi di insegnamento tra i paesi favorisce una varietà di approcci nello sviluppo delle competenze comuni. Questo processo non si limita alla scuola primaria, ma si estende al ciclo secondario e oltre, promuovendo un’educazione permanente per tutta la vita.

Nel processo continuo di definizione e revisione dei propri obiettivi, e attraverso il confronto con gli altri sistemi scolastici europei, le Indicazioni nazionali mirano a promuovere e consolidare le competenze culturali fondamentali e indispensabili per lo sviluppo progressivo delle competenze chiave europee lungo l’arco della vita.

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