Un aspetto importantissimo del metodo Modi è l’assenza di compiti per casa. Il metodo Modi si ispira alla scuola finlandese, nella quale le attività sono concentrate a scuola e non a casa, e i ragazzi sono più felici e ottengono risultati migliori rispetto a quelli dei loro “colleghi” europei. Ecco le motivazioni pratiche e i fondamenti pedagogici dietro alla scelta del non assegnare compiti.
La proposta già nel 2017
Già nel 2017 Raffaele Ciambrone, professore, pedagogista e funzionario del MIUR, aveva proposto un modello di scuola in cui le attività fossero concentrate durante la giornata scolastica: al mattino lezioni innovative e interattive, al pomeriggio attività laboratoriali e niente compiti a casa. A questa proposta aderirono varie scuole dei comuni di Milano, Torino, Biella, Verbania e Trapani e nacque il modello Modi, che sta per migliorare l’organizzazione didattica. La sperimentazione continua con numerose scuole primarie che continuano ad aderire, e ora stanno aderendo anche scuole secondarie di primo grado.
Un dibattito sempre vivo
L’argomento dei compiti a casa è sempre stato oggetto di dibattiti decisamente accesi. Le famiglie si trovano schiacciate dal peso delle ingenti assegnazioni del fine settimana, i ragazzi si vedono costretti a limitare o eliminare attività ricreative o sportive per poter gestire il carico. Oltre all’impegno e al sacrificio di fine settimana, feste e tempo libero, l’altro nodo cruciale è la disuguaglianza che può generare un carico importante di compiti: alcune famiglie dispongono di più tempo, oltre a risorse economiche e culturali per poter seguire i ragazzi, altre sono decisamente più limitate in queste sfere. Il risultato è che i ragazzi più seguiti non hanno problemi a evadere le richieste, mentre gli altri si ritrovano discriminati. In questo modo i compiti sono solo una fonte di disuguaglianza oltre che stress e frustrazione, ben lontani dalla loro originaria funzione di consolidamento e ripasso.
PARTECIPA ALL’EVENTO EDUCABILITY SULLE SOFT SKILLS PER LA SCUOLA, TRA I RELATORI ANCHE RAFFAELE CIAMBRONE
Niente compiti: piuttosto un buon libro
Caterina Cassese, insegnante di una scuola che ha aderito al metodo Modi, dichiara che il fine settimana dovrebbe piuttosto essere allietato dalla lettura, e non caricato di compiti. Anche le feste natalizie: “Durante queste settimane di pausa ho suggerito ai miei alunni di “deliziarsi” con una lettura di un libro. Ma non ho imposto nulla, né tantomeno il titolo. Anzi, vogliamo che siano assecondati i propri gusti”. Anche altri insegnanti hanno osservato come gli studenti siano più felici e sereni, e anche le famiglie vivono la scuola dei propri figli con maggiore calma, fuori dalla frenesia che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Una profonda convinzione pedagogica
La scelta di non dare compiti non è solo dettata dal voler “sollevare” le famiglie, ma c’è una ragione didattica e pedagogica ben precisa. Ciambrone ha infatti dichiarato che i compiti, nel metodo Modi, non sono necessari. Gli argomenti vengono affrontati settimanalmente con una modalità full immersion, per tutta la settimana una materia scolastica viene trattata e approfondita con attività laboratoriali e di gruppo, evitando così un miscuglio e una stratificazione di saperi diversi tra loro, che confonde e disorienta. “L’alunno deve poter affrontare un argomento senza interruzioni e non abbandonarlo prima di averlo ben acquisito” spiega Ciambrone. Affrontando una materia scolastica in modo così intensivo, non lasciandola prima di averne consolidato davvero i concetti, i ragazzi già memorizzano e fissano gli apprendimenti! Per questa ragione, i compiti per casa sono inutili.