Ripartono dopo due anni di fermo a causa della pandemia le uscite didattiche con gioia dei partecipanti ma qualche inconveniente capita sempre. La dirigente scolastica della scuola secondaria Alighieri Diaz di Lecce ha deciso di intervenire severamente nei confronti di otto studenti della seconda, ritenuti indisciplinati: li ha esclusi dalla partecipazione ad una gita scolastica.
La scelta è stata molto combattuta, ma la preside ha ritenuto necessario prendere dei provvedimenti esemplari. Il loro comportamento è stato definito al limite della delinquenza minorile per cui, se gli studenti incriminati avessero preso parte alla gita, sarebbe stata compromessa la sicurezza di tutti.
Il provvedimento ha suscitato molte polemiche da parte di coloro che hanno gridato a una punizione discriminatoria. La dirigente sostiene che il suddetto provvedimento abbia un fine educativo, dal momento che è stato semplicemente applicato il regolamento scolastico che prevede sanzioni a fronte di comportamenti inaccettabili da parte di alcuni studenti. Ha aggiunto inoltre che in altri Istituti il regolamento disciplinare è più severo, tanto che le sanzioni sono applicate anche per comportamenti meno gravi.
In un primo momento il consiglio di classe aveva ventilato l’ipotesi di interdire la partecipazione alla gita per tutta la classe ma la gran parte dei genitori ha espresso lamentele, sicché la Preside ha maturato la decisione ormai nota. L’esclusione dalla gita vuole essere dunque un segnale forte e inequivocabile del fatto che sono inammissibili parole irrispettose e ineducate rivolte a compagni o ad adulti. Non solo: il mancato svolgimento dei compiti a casa, la costante dimenticanza del materiale didattico su cui lavorare, gli insulti deliberati e ripetuti nei confronti di altri studenti.
Come osserva la preside, l’indisciplina manifestata da questi ragazzi è dovuta alla scarsa educazione di base. I genitori infatti, a prescindere dalla loro provenienza sociale, sono spesso consapevoli dei comportamenti socialmente inaccettabili dei loro figli ma non intervengono per porvi un freno perché incapaci di dire no.
Una culpa in educando, dunque, da parte dei genitori che non possono evidentemente pretendere che la scuola possa supplire all’educazione che non viene insegnata a casa.
DUBBI E SPERANZE
La speranza della dirigente scolastica è che la suddetta punizione stimoli i ragazzi a porsi qualche domanda in merito al loro operato. Questa vicenda offre uno spunto di riflessione sul complesso compito che sono chiamati a svolgere i docenti. Ci si chiede tuttavia cosa fare in casi come quello descritto: l’esclusione dalla gita è forse diseducativa? In realtà la gita scolastica è assimilabile a qualunque altra attività didattica svolta all’interno delle aule ma nello stesso tempo essa rappresenta anche una grande responsabilità da parte dei docenti che accompagnano gli alunni e che comprensibilmente non vogliono incorrere in problemi.
DI CASI SIMILI CE NE SONO MOLTI
Alla luce di tutto ciò risulta difficile scegliere come agire la di là delle polemiche e dei dissensi emersi da questa vicenda. Di sicuro sono sempre più numerose le scuole in cui gli insegnanti lamentano la scarsa partecipazione della famiglia nel percorso scolastico ed educativo dei loro ragazzi. Sarebbe auspicabile una sinergia fra le famiglie e gli istituti scolastici: solo con la collaborazione reciproca si può garantire il successo educativo e culturale dei ragazzi che in caso contrario potrebbe diventare un traguardo difficile da raggiungere o per nulla realizzabile.