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OPINIONI

Non ci sono vincitori se gli studenti sono in competizione fra loro

Le classi in cui c’è collaborazione tra bambini e il clima è sereno si vedono subito. Sono le classi in cui non si compete per i voti e non si cerca di apparire migliori degli altri agli occhi degli insegnanti, in cui non si fa la spia e non si diventa poliziotti dei comportamenti dei compagni, perché si è già consapevoli che il ruolo di sorveglianza è dell’insegnante. Se gli studenti sono in competizione non ci sarà nessun vincitore alla fine dell’anno.

Quando non c’è competizione, se un compagno prende un brutto voto o viene rimproverato, gli altri sono sinceramente dispiaciuti.

Sembra un miracolo, ma le classi così esistono.

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Sono le classi in cui gli insegnanti hanno costruito il gruppo e hanno fondato le basi del proprio lavoro sul benessere. Non ci può essere un apprendimento armonico senza il benessere all’interno della classe. Il benessere parte dal gruppo. I bambini che stanno male in classe stanno male perché vivono il gruppo come un pericolo.

Pagina estratta dal corso del primo ciclo MERAVIGLIOSO

Purtroppo ho visto classi in cui i bambini e i ragazzi erano esortati dagli insegnanti stessi a competere tra loro e ad avere come obiettivo l’attenzione degli insegnanti, a qualsiasi costo.

Le scene più dolorose a cui ho assistito, durante alcune supplenze, sono state vedere un bambino sgridato dall’insegnante e i compagni che mettevano il loro carico aggiungendo umiliazioni alla sgridata, oppure bambini che cercavano di primeggiare per compiacere gli insegnanti, disposti a tutto, anche e soprattutto a competere con i compagni.

In una classe non si dovrebbe insegnare a primeggiare ma a collaborare. Se i bambini portano “da casa” comportamenti competitivi o l’intenzione di prevaricare gli altri, ovviamente non si può cambiare la famiglia di origine: si può però insegnare che la classe ha delle regole ben precise che non sempre sono le stesse della propria famiglia.

In classe i conflitti si risolvono comunicando e ci si dispiace per un compagno che viene rimproverato o al quale va male un compito. Ci si dispiace perché viene insegnato che una sgridata o un brutto voto possono capitare veramente a tutti e noi non vorremmo che gli altri ridessero o mettessero il carico su un nostro fallimento.

È necessario scoraggiare tutte le manifestazioni di superiorità in tutti gli ambiti, e far capire che fare sgridare i compagni non fa guadagnare il rispetto e l’amore dell’insegnante.

Cerchiamo di fare in modo che i voti non siano oggetto di discussione tra bambini, che non ci sia competizione tra loro o desiderio di sovrastare gli altri. Un insegnante empatico, a cui interessa la salute del gruppo classe prima ancora dei risultati didattici, preferisce che i bambini siano tutti alleati contro di lui e non gli uni contro gli altri. Anche se loro non lo sapranno mai.

La collaborazione tra bambini si può insegnare in tantissimi modi, ma limitarsi ad assegnare incarichi e far fare lavori di gruppo non è sufficiente: bisogna insegnare con le lodi e con l’esempio quali sono i comportamenti giusti. Osservarli durante momenti liberi, individuare piccoli e spontanei gesti di gentilezza e complimentarsi con loro.

Un gruppo classe felice e affiatato è il primo strumento educativo ed è davvero la base per tutto il resto. Bisogna costruirlo fin da subito e continuare a lavorarci nel corso degli anni, curarlo attraverso dialogo, esempio e rafforzamento.

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