Una delle funzioni della scuola è quella di indirizzare i giovani verso un futuro che possano plasmare con le proprie mani. Discernimento e consapevolezza sono peraltro fra le qualità che l’istruzione dovrebbe portare i giovani a coltivare. Eppure oggi le ragazze e i ragazzi sono infelici, insicuri e chiusi nella gabbia di una relazione troppo seria per la loro età.
A sostenerlo è la psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris in una recente intervista al Quotidiano Nazionale . Ma se questi sono i giovani di oggi, quale può essere il ruolo della scuola nel trovare una soluzione? Esiste una soluzione?
Anna Oliverio Ferraris fra psicoterapia e nuova scuola
Psicoterapeuta e professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo, Anna Oliverio Ferraris ha una produzione scientifica che spazia dallo sviluppo alla famiglia, dalla comunicazione alle dinamiche identitarie, dall’istruzione ai giovani. Proprio su questi ultimi due punti si sono concentrate alcune delle ultime dichiarazioni riguardanti la scuola e gli studenti.
Di recente, infatti, Ferraris è partecipato alla seconda edizione di EducAbility in qualità di relatrice. La sua conferenza ha avuto come tema la relazione fra insegnanti e alunni e la scuola come luogo di vita, con una particolare attenzione sulle differenze individuali fra gli studenti e sul concetto di autostima. A questo proposito, tratterà della gestione della classe anche la terza edizione di EducAbility, ma con un focus sulle nuove intelligenze artificiali.
L’intervista rilasciata dalla Ferraris al Quotidiano Nazionale parte proprio da qui, ossia dal rapporto fra i giovani e il mondo che li circonda, per andare a indagare le cause di un disagio ormai considerato generazionale. E che ha conseguenze su tutti gli aspetti della loro vita, e non solo.
i problemi dei giovani secondo Ferraris
Il focus dell’intervista ad Anna Oliverio Ferraris riguarda le relazioni sentimentali dei giovani e perché, così spesso, finiscano per diventare delle vere e proprie gabbie. Secondo la psicoterapeuta, la pressione sociale spinge i giovani a chiudersi in rapporti precoci e precocemente seri, che portano poi a relazioni oppressive e impegnative. Ferraris fa un esempio abbastanza esplicativo della tendenza:
Conosco una ragazza di 17 anni che chiama il fidanzato “mio marito”. Ha già pianificato tutto. E lui, che all’inizio era coinvolto e ci credeva, si sente vittima di una persecuzione.
Ma non è tutto qui, perché spesso sono gli stessi genitori ad alimentare questa presunta maturità sentimentale da parte dei giovani. Alle scelte dei genitori si sommano le influenze degli smartphone: da una parte, le relazioni precoci ingabbiano socialmente i ragazzi e le ragazze; dall’altra parte, il costante bombardamento di immagini porta a maggiore insicurezza e al perpetuarsi dei comportamenti possessivi.
Il controllo sul partner come spia di insicurezza: qual è la soluzione?
Per Ferraris, quindi, sono diverse le cause che portano agli atteggiamenti di gelosia e controllo verso il partner. Queste stesse cause portano poi all’isolamento dei giovani che, in apparenza inseriti in contesti sociali sani, non hanno più valvole di sfogo. Se non il rapporto sentimentale, appunto, che diventa l’unico orizzonte di vita. Continua la psicoterapeuta:
Siamo tutti in overdose di sapori forti: la figlia unica è una principessa, il figlio come minimo sa volare. Non ha senso un’ora dedicata all’educazione sentimentale perché occorre un continuo martellamento sul rispetto, la convivenza, l’intelligenza sociale.
Ecco, di fronte ai problemi dei nuovi giovani sono in molti a dire che serva l’educazione sentimentale a scuola. D’altronde, come dicevamo, la scuola è il luogo perfetto per imparare tanto il discernimento quanto la consapevolezza, insieme alla capacità di costruire rapporti sani e di lavorare sulla propria autostima. Solo che non può bastare, e non perché l’educazione sentimentale sia manchevole, tutto l’opposto.
Come ricorda Ferraris, dietro il controllo c’è quasi sempre l’insicurezza, e l’insicurezza non si supera con un’ora a settimana in classe. Nel migliore dei casi, si supera coltivando se stessi in un ambiente che permette di crescere a tutti i livelli e non soltanto con un numero su una pagella.