Le competenze non cognitive rappresentano una parte importante del dibattito contemporaneo sull’educazione. Alla base di questa tendenza c’è la consapevolezza che la scuola non può limitarsi a trasmettere soltanto nozioni. Al contrario, deve anche insegnare agli studenti le cosiddette life skills, ossia competenze come il problem solving, il pensiero critico e la gestione dello stress.
A confermare la nuova direzione c’è anche una legge di recente pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che introduce lo sviluppo delle competenze non cognitive all’interno dei percorsi scolastici. Vediamo come!
L’importanza delle competenze non cognitive
Le competenze non cognitive sono un insieme di abilità personali e relazionali fondamentali nella vita di tutti i giorni. Si definiscono “non cognitive” perché non riguardano la conoscenza di nozioni e materie specifiche bensì il modo in cui affrontiamo i problemi, gestiamo le emozioni e interagiamo con gli altri. Alcune delle life skills più importanti sono:
- pensiero critico, che aiuta ad analizzare le informazioni in modo obiettivo;
- comunicazione efficace, per esprimere opinioni e idee in modo chiaro;
- problem solving, ossia la capacità di risolvere problemi in modo autonomo e creativo;
- decision making, ossia la capacità di fare scelte in modo consapevole;
- gestione dello stress, utile per affrontare situazioni in modo razionale.
Come si vede, pur non essendo “nozionistiche” in senso stretto, queste competenze sono sempre più importanti in un mondo che cambia rapidamente come il nostro.
Competenze non cognitive in Gazzetta Ufficiale
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge n. 22 del 19 febbraio 2025 segna quindi l’introduzione delle competenze non cognitive nei percorsi scolastici italiani. In particolare, questa è la road map prevista per i prossimi mesi e anni:
- mappare le iniziative esistenti per contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa;
- elaborare un piano di formazione triennale dei docenti per l’insegnamento delle life skills;
- avviare una sperimentazione nazionale sotto l’egida del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.
In seguito, sarà quindi possibile estendere l’insegnamento delle competenze non cognitive a tutte le scuole. Lo scopo è infatti quello di trasformare questo concetto a lungo considerato teorico in una parte integrante della didattica. In particolare, come si intuisce, assume una grande importanza la fase centrale del piano del ministero, quella che coinvolge in prima persona i docenti.
Competenze non cognitive a scuola
La legge adesso in Gazzetta Ufficiale rappresenta in un certo senso il riconoscimento di alcuni progetti che, già da tempo, affrontano la questione delle competenze non cognitive a scuola. Iniziative molto interessanti sono per esempio quella del sussidiario DIREZIONE letture , edito dal Gruppo Editoriale ELi, in cui viene data grande importanza all’insegnamento delle life skills nella scuola primaria.
Per non parlare poi di EducAbility , grande evento di formazione che da anni è un punto di riferimento per tantissimi docenti. Ogni edizione coinvolge relatori che provengono dal mondo scolastico e accademico e dalla società civile, con un focus sulle competenze non cognitive e sulla nuova didattica scolastica. Insomma, l’introduzione delle competenze non cognitive a scuola segna una presa di coscienza e una svolta importante nel modo in cui formiamo le nuove generazioni. Certo, il cambiamento richiede un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle scuole e delle famiglie, senza dimenticare il ruolo fondamentale degli insegnanti. D’altronde, il futuro dell’educazione non si gioca soltanto sui banchi di scuola bensì sulla capacità di preparare gli studenti alle sfide del futuro, grazie anche alle competenze non cognitive.