La dispersione scolastica è ancora un problema. È un problema che molti ragazzi stiano ancora male a scuola, è un problema che per alcuni studenti la scuola sia una sofferenza autentica e che altri, addirittura, preferiscano ritirarsi ed evitare totalmente l’esperienza scolastica (come la tragedia degli hikikomori, a cui assistiamo anche qui in Italia).
I componenti dei Maneskin sono nati tra il 1999 e il 2001, ragazzi che in teoria hanno da poco terminato la scuola secondaria di secondo grado: ben lontani dalla scuola dei nostri genitori, in cui chi riusciva andava avanti e chi non riusciva restava indietro ed era meglio che si sbrigasse a trovare un padrone che gli insegnasse un mestiere.
Eppure solo nell’anno scolastico 2016/17, circa 120.000 studenti hanno abbandonato la scuola (dati Eurostat ). La maggior parte sono maschi, la maggior parte ha abbandonato la scuola nel passaggio dalla scuola media alla scuola superiore.
Quanto può far male una scuola che lascia indietro, se addirittura i vincitori di Sanremo 2021 sentono ancora il dolore della loro esperienza scolastica, tanto da voler raccontare di essere stati bocciati più volte e riportare le esatte parole dei professori che non hanno creduto in loro?
Le riforme degli ultimi anni cercano sempre di più di promuovere una scuola personalizzata, che tenga conto dei talenti di ogni studente, che sia opportunità dove il tessuto sociale è povero e sfilacciato, che valorizzi le eccellenze e sia inclusiva. Sono nati i “compiti di realtà”, l’alternanza scuola/lavoro, i progetti, molti insegnanti appassionati e desiderosi di portare il loro cambiamento hanno fatto il loro ingresso nel mondo della scuola.
Tanti cambiamenti ma purtroppo ancora molte cose non vanno bene. La scuola continua a essere per molti ma non per tutti. Se non si cambiano le priorità, a essere considerata “vincente” sarà sempre una sola categoria di alunni, quelli che non hanno difficoltà a stare seduti e scrivere, quelli che si destreggiano nella matematica con disinvoltura, quelli capaci di memorizzare pagine di libri e ripeterle. Fa male ammetterlo ma i “talenti” giudicati buoni per la scuola sono ancora, spesso, questi.
Le intelligenze sono molteplici, non esistono solo l’intelligenza verbale/linguistica e quella logico/matematica. C’è l’intelligenza musicale, quella legata al movimento, l’intelligenza spaziale/geografica, artistica, naturalistica e persino relazionale ed emotiva.
C’è chi impara cinque lingue ma le date delle guerre non se le ricorderà mai. Ci sono bambini che proprio no, non ce la fanno a stare curvi su un banco a scrivere pagine di analisi grammaticale, ma che con lo scotch e la lana sono capaci di costruire un cavallo perfetto. Ci sono bambini che non riescono a ricordare le tabelline ma cantano o danzano come incantesimi viventi. Ci sono ragazzi che i Promessi Sposi non riescono proprio a farseli piacere, ma se ne avessero la possibilità sarebbero capaci di orientarsi usando alberi e stelle (e io che mi perdo nel mio quartiere li invidio tantissimo).
Eppure il frontman dei Maneskin lo scrisse in un suo quaderno della Primaria (condiviso su Instagram): “Io sono Damiano e mi piace giocare con il mio gatto, mi piace quando faccio la lotta con mio fratello e quando gioco alla plai station (sic)”, che si conclude: “Da grande voglio fare la rocstar”, scritto proprio così. Aveva le idee chiare, seppur con evidenti errori ortografici.
Quando, la scuola, inizierà davvero a individuare e valorizzare i talenti di tutti Condividi il contenuto e scorri verso il basso per scoprire altre interessanti notizie