Gli insegnanti italiani hanno un carico di lavoro legato ad esigenze burocratiche e pratiche impiegatizie che “pesa” quanto l’impegno didattico. Questa, in estrema sintesi, la denuncia di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, riflettendo su quante ore lavora un insegnante realmente.
“Sugli insegnanti italiani – spiega Di Meglio – ancora resiste da parte di qualcuno un antico pregiudizio, legato al passato, secondo cui, rispetto ad altre categorie, godrebbero di un orario di lavoro vantaggioso e di tre mesi di ferie l’anno. La realtà è però ben diversa”.
A sostegno delle parole del coordinatore della Gilda degli Insegnanti arrivano i dati dell’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani (OCPI), secondo i quali le ore effettive di lavoro degli insegnanti non siano semplicemente le diciotto legate all’insegnamento, bensì trentasei.
Quante ore lavora un insegnante
Lo studio citato, analizzando un campione di 166 docenti, scelti in modo eterogeneo e per provenienza e per disciplina, evidenzia dunque un grande scollamento tra orario contrattuale ed “effettivo”. A far aumentare in modo così consistente il carico di lavoro dei docenti – oltre alle attività strettamente legate alla didattica – sono gli impegni che “riguardano adempimenti burocratici, come la compilazione del registro elettronico o la stesura di rapporti sull’attività di insegnamento”, come spiegato dall’economista Carlo Cottarelli, presidente dell’OCPI.
L’indagine condotta dall’Osservatorio pone dunque una questione significativa: quali strumenti adottare per cercare una soluzione a quello che Di Meglio definisce “uno sfruttamento diventato inaccettabile”?
È evidente che un certo quantitativo di tempo, in aggiunta alle diciotto ore di didattica, vada messo in conto nell’attività di un docente: preparazione e correzione di verifiche, consigli di classe e collegi sono attività fondamentali nell’esperienza scolastica di ogni insegnante. Ben diverso è invece il discorso legato a tutti quegli impegni che non sono coperti esplicitamente dal CCNL Istruzione e Ricerca.
Un adeguamento contrattuale sembra quindi l’unica via percorribile. “I docenti chiedono, giustamente, che il loro impegno extra orario ufficiale ottenga un riconoscimento economico”, insiste infatti il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Seppur declinata in modo differente, si muove sullo stesso piano anche la sottolineatura fatta proprio dall’OCPI, che segnala come “molti contratti di lavoro esteri definiscono sia le ore di lezione che quelle totali, assicurando maggiore trasparenza all’intero sistema scolastico”.
L’analisi dell’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani ha dunque portato alla luce un effettivo problema dell’istituzione scolastica italiana. Problema che non riguarda esclusivamente il mondo dei docenti, ma che interroga tutti in modo estremamente serio: quale posto occupa, la scuola, nella riflessione politica e culturale del nostro Paese?