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Quest’anno nelle scuole superiori si sono iscritti 50.000 studenti in meno: la causa è il calo demografico. A rischio l’editoria e 130mila insegnanti

L'emergenza non riguarda solo la secondaria di secondo grado, ma parte dalla scuola primaria. In 10 anni 1,5 milioni di studenti in meno

Da diversi anni ormai il calo demografico costituisce uno dei problemi dell’Italia, e può portare a conseguenze potenzialmente catastrofiche. Il fenomeno infatti comporta un maggiore numero di anziani a fronte di un minore numero di giovani, con ricadute sull’economia e sulla forza lavoro, ma non solo.

Uno degli effetti del calo demografico riguarda anche la scuola, che registra sempre meno studenti iscritti ogni anno. In particolare, per il prossimo anno scolastico le scuole superiori potrebbero vedere 50 mila studenti in meno rispetto all’anno precedente.

L’impatto del calo demografico sulla scuola

A rilevare l’impatto del calo demografico sulla scuola sono alcuni dati riportati dal quotidiano Il Messaggero link esterno. In pratica, per l’anno scolastico 2024/2025 gli studenti iscritti al primo anno di scuola superiore sono stati circa 562 mila, mentre le iscrizioni per l’anno scolastico 2025/2026 sono circa 511 mila. Ciò vuol dire che da settembre ci saranno più di 50 mila studenti in meno iscritti alla scuola secondaria di secondo grado.

Si tratta di un fenomeno che tuttavia rappresenta soltanto una parte di una tendenza più ampia. Se contiamo tutti gli ordini scolastici, infatti, ogni anno la popolazione studentesca si riduce di circa 130 mila unità, un trend destinato a crescere anche in futuro.

E alcune regioni soffrono questa diminuzione più di altre. Un esempio è la Sardegna, che in pochi anni ha visto una riduzione di oltre 25 mila studenti, ma la situazione riguarda tutte le regioni italiane, da nord a sud.

un trend inarrestabile

Come si può intuire da quanto appena detto, il calo demografico è un fenomeno che viene da lontano. In ambito scolastico, porta ad una riduzione generale del numero di studenti da circa 10 anni, ossia dall’anno scolastico 2015/2016, con circa 20 mila studenti in meno.

Da quell’anno, e per ogni anno successivo, questo numero è sempre aumentato fino al picco toccato nel corso del 2023. E le previsioni per i prossimi anni sono tutt’altro che rosee, come ha ricordato il Ministro Giuseppe Valditara con un messaggio agli Stati Generali della Natalità link esterno:

Il quadro è effettivamente allarmante. Fra 10 anni potremmo avere fino a 1,5 milioni di studenti in meno, a ondate di 110-120 mila ragazzi in meno ogni anno. Di conseguenza, l’organico docente, che è una variabile dipendente dagli studenti, potrebbe ridursi di circa 130 mila unità in 10 anni.

Come si può immaginare, nell’arco del decennio il calo di studenti colpirà tutti gli ordini scolastici, anche se non allo stesso modo. Se la scuola dell’infanzia e la scuola primaria vedranno rispettivamente 150 mila e 400 mila studenti in meno, la diminuzione si attenua alla scuola media con 300 mila unità, ma torna a crescere per le scuole superiori con circa 500 mila studenti in meno.

Cosa significa per il sistema scolastico?

Se il calo demografico porta alla diminuzione degli studenti, il loro calo ha anche conseguenze che riguardano la scuola in quanto istituzione. Il numero dei docenti, per esempio, potrà risentire di:

  • un numero minore di classi attivate;
  • un numero maggiore di esuberi da ricollocare;
  • una minore richiesta di supplenti;
  • un minore turnover di docenti al pensionamento.

In più, anche l’editoria scolastica soffre il calo demografico e la diminuzione degli alunni, partendo appunto dalla scuola dell’infanzia arrivando fino alla secondaria di secondo grado. Con un numero sempre minore di studenti, la domanda di libri di testo si contrae, mettendo sotto pressione le case editrici del settore.

Questo scenario non solo riduce le opportunità di investimento e innovazione, ma rischia anche di limitare la varietà e la qualità dell’offerta didattica, con ripercussioni su studenti e insegnanti. Antonio Galdo, direttore commerciale del Gruppo Editoriale ELI per la scuola primaria, lancia l’allarme: “Il calo demografico nella primaria già da diversi anni lo stiamo avvertendo e subendo e ora piano piano sta arrivando anche nei due gradi di scuola secondaria”.

Un ulteriore ostacolo è il mancato adeguamento dell’inflazione reale al prezzo dei libri di testo e ai tetti di spesa per la scuola secondaria, unito all’impatto economico delle riforme scolastiche. “A breve usciranno le nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo e questo comporterà un ulteriore sforzo per gli editori perché dovranno aggiornare i testi scolastici”, sottolinea Galdo.

Di fronte a queste difficoltà, la soluzione è investire sulla qualità, strategia che ha già portato il Gruppo Editoriale ELI a diventare uno dei principali riferimenti della scuola italiana, con i suoi libri di testo tra i più utilizzati dagli insegnanti: “Immagino un periodo duro e l’unico modo di uscire da questa situazione è continuare a puntare sulla qualità dei progetti ed è quello che il nostro gruppo editoriale farà nei prossimi anni. Qualità e non quantità, auspichiamo che i nostri competitor facciano lo stesso così da mettere in sicurezza il settore che ha avuto nella pluralità di offerte la sua forza”.

L’intelligenza artificiale rappresenta un’ulteriore sfida che richiede investimenti mirati. “Auspico anche che i ministri interessati possano capire l’importanza di avere una presenza diversificata di editori che possano trasmettere contenuti e valori”, evidenzia Galdo. “L’entusiasmo non manca, ma abbiamo bisogno anche di risorse”, conclude.

Comunque la si veda, la questione del calo demografico rappresenta una sfida senza precedenti, con implicazioni che vanno oltre il semplice dato numerico. Di fronte ad un numero minore di studenti e di classi, l’unica soluzione efficace è investire nella qualità della didattica e, più in generale, dell’istruzione. Non è ancora troppo tardi per farlo.

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