Lo scrittore e dirigente scolastico Maurizio Parodi sta cercando di combattere l’abitudine italiana di assegnare carichi elevati di compiti a casa, abitudine che gli insegnanti hanno già a partire dalla scuola primaria, persino in quelle a tempo pieno. Scopriamo le motivazioni di Parodi dietro la proposta di una scuola senza compiti.
UNA CONTROVERSAIA MOLTO ANTICA
La controversia sui compiti a casa esiste da quando esiste la scuola. Solitamente la discussione è tra i genitori, che si dividono tra favorevoli, perché credono che sia utile “responsabilizzare” i ragazzi e consolidare gli apprendimenti acquisiti a scuola e contrari, che pensano che il carico di lavoro a casa condizioni pesantemente e ostacoli la vita familiare. Ma, a volte, il dibattito è anche tra insegnanti. Si pensa erroneamente che gli insegnanti siano tutti, di base, favorevoli ai compiti a casa ma non è così: ci sono anche docenti che credono che il tempo familiare vada vissuto senza “ostacoli” e, inoltre, ciò che viene fatto a casa non dimostri l’autenticità del compito, ciò che i ragazzi davvero sanno fare.
“I COMPITI A CASA SONO UNA CRUDELTÀ”
Lo scrittore, docente e dirigente scolastico Maurizio Parodi ha una posizione molto netta sull’argomento. Innanzitutto, è admin di svariati gruppi social contro i compiti a casa, gruppi che vantano anche decine di migliaia di iscritti. È anche autore del sito www.bastacompiti.it nel quale si può firmare una petizione e si possono leggere tutte le motivazioni dietro la proposta di smettere di assegnare compiti scolastici, idee e testimonianze sul tema. Parodi sostiene che sia una vera e propria crudeltà l’assegnazione di compiti a casa dopo intere giornate passate a scuola, in aule spesso poco confortevoli. Parodi ha stimato un carico casalingo di compiti che va da una media di quattro a otto ore al giorno, ore extrascolastiche che dovrebbero essere dedicate agli sport, al tempo di qualità con la propria famiglia, agli hobby, agli amici. Non c’è da stupirsi che gli studenti italiani siano i più demotivati, svogliati e stanchi rispetto ai “compagni” europei.
I COMPITI NON SERVONO A NIENTE?
Parodi afferma inoltre che, nonostante gli studenti italiani siano quelli che hanno più compiti a casa rispetto alla media europea, siano i ragazzi tra cui si registrano maggiori livelli di analfabetismo funzionale: dov’è, quindi, il beneficio? Un’altra grave conseguenza dell’assegnazione selvaggia di compiti per casa, poi, è il disamore per lo studio e la cultura: bambini e ragazzi che non hanno tempo per vivere la loro vita al di fuori della giornata scolastica finiscono per odiare la scuola, detestare la cultura e vivere lo studio e l’apprendimento come imposizioni, decisamente l’opposto di ciò che la scuola invece vorrebbe trasmettere, cioè amore per il sapere e desiderio intrinseco di arricchirsi culturalmente.
LA RICHIESTA AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
Il 6 febbraio 2020 Parodi ha inviato una lettera ai componenti della Commissione Istruzione della Camera dei Deputati, nella quale chiede a gran voce, a nome dei numerosi genitori firmatari della petizione, che l’assegnazione dei compiti a casa sia se non altro regolamentata, che ci sia almeno un accordo tra gli insegnanti (è necessario che nel dare dei compiti un insegnante tenga conto anche dei compiti assegnati dagli altri insegnanti della classe).
Parodi invoca anche il “diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…” sancito dall’art.31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n.176. In conclusione, Parodi sostiene che essere bambini sia un diritto e che non debba essere negato dall’assenza di tempo libero.