Sempre più bambini, alla domanda “Che cosa vuoi fare da grande?” danno risposte molto diverse da quelle che “noi” davamo da piccoli.
I ragazzi delle generazioni passate aspiravano a diventare insegnanti, veterinari, medici, astronauti, pittori. O anche negozianti di qualcosa che ci attirava molto: io ho avuto la fase in cui volevo avere un negozio di profumi, che poi è diventato una cartoleria e poi un negozio di animali.
Una quindicina di anni fa le cose hanno iniziato a cambiare: alla fatidica domanda le bambine e i bambini rispondevano Miss Italia, la velina, la cantante, il calciatore.
Ora sono nuovamente cambiati i mestieri più ambiti: rimane quello del calciatore e a esso se ne sono aggiunti altri: l’influencer, lo youtuber.
Senza generalizzare (non tutti i bambini sono uguali), senza farlo diventare un discorso del tipo “si stava meglio quando si stava peggio” o promuovere una, assolutamente errata, convinzione che nel passato ci fossero “i valori” e ora no, purtroppo c’è da dire che è sempre stato il mondo dei mass media a stabilire quali modelli fossero vincenti e quali no e, di conseguenza, i mestieri che i bambini desiderano svolgere da adulti.
I modelli vincenti del passato, che godevano di prestigio sociale, erano insegnanti, medici, piloti di aereo… le persone famose, i “vip”, erano figure lontane e misteriose, con un’aura mistica e inarrivabile. Chiunque sapeva che non sarebbe potuto arrivare fin là, a meno che non avesse avuto molto talento (o molte conoscenze giuste, ma era molto difficile).
I bambini non aspiravano a ciò perché le notizie sulle persone famose non erano costantemente “reperibili” e soprattutto non esisteva una concreta possibilità di contatto con loro. I bambini e i ragazzi non erano bombardati di continuo da immagini e video di persone che vivono la loro best life e sfoggiano i loro averi, i modelli proposti erano altri, quasi sempre.
Ma ora ci sono gli smartphone. E i social. E l’età in cui ci si iscrive ai social si sta abbassando sempre di più.
Ora, l’esistenza di attori, modelli, cantanti e influencer e la loro vita quotidiana è potenzialmente visibile da chiunque e in qualunque momento. Ed è anche potenzialmente possibile contattarli direttamente, farli diventare parte della propria vita. Osservare i loro successi, ciò che fanno durante la giornata, i loro rapporti di amore e amicizia quasi sempre perfetti e giusti.
Il mito della ricchezza e della felicità facile, senza far nulla, solo mostrando siparietti della propria vita o pubblicando foto con bei vestiti, è indubbiamente attraente, e non solo per i bambini.
Come dice l’attrice Carey Mulligan nel film An Education: “Studying is hard and boring, teaching is hard and boring…”. Sembra che le nuove generazioni aspirino sempre di più a lavori caratterizzati da guadagno immediato e impegno fugace.
La scuola si è trovata sopraffatta da questo relativamente veloce cambio di valori: sempre più trascurata dallo stato, precaria, fragile anche nei suoi edifici fisici, con la figura dell’insegnante che gode sempre di meno prestigio, deve in qualche modo cercare di invertire la rotta di questo inevitabile ma moderabile crollo delle aspirazioni.
Qual è il ruolo degli insegnanti, in questo? Come possono gli insegnanti, insieme alle famiglie, far capire ai bambini che fama ed esposizione non sono necessariamente un obiettivo giusto?
Indubbiamente la scuola deve puntare sui singoli talenti: creare sempre più occasioni, laboratori, esperienze in cui le attività siano varie e diversificate, in modo che chiunque possa in qualche modo trovare la sua scintilla, qualcosa da amare, un obiettivo di vita da sviluppare.
Gli insegnanti possono, inoltre, con la loro passione, trasmettere l’amore per le materie di studio, facendo capire perché vengono proposte, perché si devono studiare, qual è nella nostra identità e nella nostra società il loro ruolo. Far capire che le materie di studio non sono virtuosismi, la storia e la geografia ci raccontano chi siamo, la matematica ci migliora la vita, la letteratura ci fa sognare, e come possono i ragazzi fare loro questi apprendimenti e renderli uno strumento per essere, vero e proprio? In quale possono trovare la loro scintilla?
Ogni mente per raggiungere le sue vere potenzialità ha bisogno di una scintilla, quella della curiosità, dell’ispirazione e della passione. Spesso quella scintilla viene dagli insegnanti
Stephen Hawking
Infine, non demonizzare i social, rendendoli così ancora più proibiti e attraenti: spiegare ai bambini e ai ragazzi che sui social si può stare (all’età giusta), ma si possono usare per condividere sapere e conoscenza, migliorare la vita gli uni degli altri, mostrare il proprio talento o la propria passione. I social non sono solo ricchezza ostentata e patinato benessere: sono reti che, se ben usate, possono davvero essere uno strumento di empowerment.
Trasmettere la passione è la chiave per risollevare la scuola e i ragazzi. Amare ciò che si fa e regalarlo ai propri alunni: quando un insegnante ama la sua materia, qualsiasi sia, la sua passione arriva agli studenti.
Gli occhi di un insegnante, che brillano quando spiega, difficilmente non motivano e non rendono le materie vicine al cuore, con la voglia di scoprirle ancora di più.
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