Ecco, fermiamoci un attimo e riflettiamo: quale messaggio stiamo trasmettendo ai nostri studenti quando diciamo espressioni di questo tipo? Se la matematica diventa una minaccia, un castigo da infliggere, non c’è da stupirsi se molti la vivono con ansia o rifiuto. Eppure, la matematica è una disciplina affascinante, piena di sfide e soddisfazioni. Perché, allora, non ribaltare completamente la prospettiva?
Immaginiamo di dire agli alunni: “Se oggi lavoriamo bene, ci concediamo un bel problema da risolvere insieme”. Questo approccio cambia tutto. La matematica diventa un’opportunità, un momento da conquistare, non una punizione da temere.
Pensiamo allo sport: nessun atleta si allena con l’idea che la fatica sia una punizione, anzi, accetta la sfida e gode della soddisfazione di superare i propri limiti. Perché non applicare la stessa filosofia alla matematica? Se presentata nel modo giusto, può diventare un’attività coinvolgente, che stimola la mente e rafforza lo spirito di squadra.
Per renderla ancora più appassionante, dobbiamo scegliere problemi che stimolino la loro curiosità e che richiedano collaborazione. E per farlo, abbiamo bisogno di un compagno di viaggio giusto: un sussidiario che vada oltre le parole chiave, la più grande bufala matematica mai esistita, proponendo poi solo problemi che le contengono. O, peggio ancora, problemi per immagini: una mela con sotto 250 gr e vicino tre mele con il quesito “Quanto pesano?”. Ecco, da questo punto di vista l’alleato migliore è Nel Cuore dei Saperi che ha il coraggio di chiamare i problemi veri “problemi” e quelli falsi “esercizi”. Ed è proprio in questo spirito che quando i bambini lavorano in gruppo per trovare soluzioni, si mettono alla prova, si confrontano, si aiutano a vicenda. Là dove c’è confronto, c’è crescita. Sono momenti faticosi, certo, ma anche effervescenti. Il bello della matematica è proprio questo: riuscire, insieme, a superare un ostacolo che all’inizio sembrava insormontabile.
La matematica, come ogni altra materia, non è solo numeri e formule: è anche emozione. Ogni problema rappresenta un viaggio che attraversa diverse fasi emotive: la confusione iniziale, il tentativo di affrontarlo, la ricerca di strategie, la frustrazione nel non trovare subito la risposta, fino alla gioia e all’orgoglio di avercela fatta. Ma insegnare a risolvere i problemi non è semplice, perché non c’è mai una soluzione immediata. Mai. La soluzione arriva solo richiamando e, soprattutto, mettendo in relazione diverse conoscenze acquisite. Se non facciamo questo lavoro insieme agli alunni, se non facciamo loro comprendere che è difficile, ma che a volte possiamo riuscirci insieme e altre volte anche da soli, allora riusciremo davvero ad aiutarli a risolvere i problemi.
Se, alla fine di un problema, chiediamo agli studenti di scrivere come si sono sentiti durante il percorso, emergeranno emozioni forti: la frustrazione iniziale, la determinazione nel cercare una strategia, l’entusiasmo della scoperta, la soddisfazione per la soluzione trovata. Questi momenti emotivi non sono solo aneddoti personali, ma veri e propri strumenti di apprendimento. Capire come si affrontano le difficoltà aiuta i ragazzi a costruire la resilienza e la fiducia in sé stessi, due competenze fondamentali non solo nello studio, ma nella vita.

NEL CUORE DEI SAPERI
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Come rendere la matematica coinvolgente
Per trasformare la matematica in un premio e non in una punizione, molti colleghi insegnanti adottano già alcune strategie pratiche:
Attività ludiche: giochi matematici, sfide a tempo, escape room con enigmi logici. La competizione sana e il divertimento rendono l’apprendimento più efficace.
Apprendimento cooperativo: problemi da risolvere in gruppo, dove ogni studente ha un ruolo chiave. Questo favorisce l’inclusione e sviluppa il pensiero critico.
Problemi “veri”: collegare la matematica alla vita quotidiana, ai mestieri, alla tecnologia. Capire come un concetto si applica nella realtà aumenta la motivazione.
Errori come risorse: far capire agli studenti che sbagliare è parte del processo di apprendimento. Analizzare un errore aiuta più che evitarlo.
Coinvolgimento emotivo: chiedere agli studenti di raccontare le loro sensazioni dopo aver affrontato una sfida matematica, creando una narrazione personale del loro percorso.
La scuola non deve essere un luogo dove si sopravvive alle ore di matematica, ma dove si desidera farle. Per questo, il cambiamento deve partire da noi docenti. Proponiamo la matematica come un’avventura, un privilegio, un premio. Creiamo situazioni di sfida e collaborazione, rendiamo il problem solving un’esperienza appassionante.
Dopotutto, la vera vittoria è quando uno studente, invece di chiedere “Dobbiamo proprio fare matematica?”, ci chiede: “Maestra, possiamo fare un altro problema?” E quel giorno, avremo vinto tutti.