Quante volte sarà successo di avere un alunno o un compagno di classe che proprio non riesce ad avere buoni risultati in una materia? I voti delle sue verifiche e delle sue interrogazioni sono così bassi che, in fondo, ci si aspetta proprio quel tipo di valutazione. E nulla di diverso.
Ecco, spesso questa dinamica ha poco di oggettivo: al contrario, si tratta di un meccanismo psicologico che prende il nome di Effetto Golem e si attiva quando le aspettative negative influenzano il comportamento e le prestazioni di un individuo. Vediamo allora cos’è l’effetto Golem e come contrastarlo a scuola.
l’Effetto Golem
Come accennato nell’introduzione, per Effetto Golem si intende una dinamica psicologica che si manifesta quando le basse aspettative su una persona finiscono per influenzare negativamente le sue performance. Si tratta quindi di un fenomeno che avviene anche e soprattutto a scuola, in special modo quando insegnanti, genitori o compagni nutrono dubbi verso le capacità di uno studente e, di conseguenza, finiscono per trasmettergli una visione limitata di se stesso.
Il risultato è abbastanza prevedibile: quello studente si sentirà demotivato, avrà una bassa autostima e finirà per ottenere risultati inferiori rispetto alle sue reali potenzialità. Con conseguenze piuttosto concrete.
Come riporta The Vision , infatti, i dati del rapporto OCSE-PISA 2019 potrebbero aver mostrato una situazione di alfabetizzazione degli studenti italiani più grave di quanto non sia in realtà, e proprio a causa dell’Effetto Golem. Ciò non vuol dire che l’istruzione italiana non abbia molto da recuperare, certo, ma semplicemente che le aspettative che riponiamo in uno studente hanno più valore di ciò che si pensa.
Come si manifesta
Andiamo più nello specifico, perché parlare in generale di Effetto Golem rischia di far perdere di vista i piccoli comportamenti e i piccoli atteggiamenti con cui esso si manifesta nel quotidiano. Spesso infatti sono proprio gli insegnanti, senza davvero volerlo, ad alimentare il circolo vizioso di aspettative e bassi risultati che porta uno studente a non avere più fiducia in se stesso. Ecco allora alcuni dei segnali più comuni:
- comunicazione verbale e non verbale, come il tono poco incoraggiante durante le interazioni e un minore contatto visivo o anche meno sorrisi rispetto ad altri compagni;
- meno opportunità di apprendimento e partecipazione agli studenti da cui non ci si aspetta molto rispetto ai compagni che invece sono percepiti come più interessati alla lezione;
- diverse modalità di valutazione, con una tendenza ad assegnare compiti più semplici ed enfatizzare gli errori commessi.
Persino la minore “insistenza” nel cercare di motivare lo studente a migliorarsi può contribuire all’Effetto Golem, ma nessuno studente è senza speranza. Lo mostrano bene docenti come Vincenzo Schettini, che non perde occasione di spronare i suoi alunni, anche quelli che non ottengono i voti sperati.
Come contrastare l’Effetto Golem
L’esempio di Schettini mostra come l’Effetto Golem non sia inevitabile: certo, è una tendenza piuttosto diffusa ma nulla che non si possa contrastare in modo efficace. Esistono strategie che gli insegnanti possono adottare per creare un ambiente scolastico dove ogni studente possa esprimersi al meglio delle proprie possibilità. Ecco le principali:
- adottare un linguaggio positivo, in modo da incoraggiare la crescita e l’impegno di tutti gli studenti;
- riconoscere i progressi e i miglioramenti, anche piccoli, senza concentrarsi solo sugli errori;
- offrire più opportunità di partecipazione, dare spazio e tempo per rispondere alle domande;
- promuovere la collaborazione fra studenti e fra studenti e insegnanti durante le attività didattiche;
- essere consapevoli delle proprie aspettative, per riconoscere quando esse hanno il sopravvento.
L’Effetto Golem è un meccanismo insidioso che può limitare il potenziale di molti studenti al di là della reale volontà di insegnanti, genitori e compagni. Proprio perché appare “naturale”, è importante rendersi conto del potere che le nostre aspettative hanno sugli altri e cercare di invertire la tendenza. In fondo, si tratta “soltanto” di credere nelle capacità degli altri e aiutarli ad esprimersi al meglio.