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APPRENDIMENTO

Stiamo sottovalutando drasticamente l’importanza della pausa dalle attività didattiche

Mattinate scolastiche con lezioni non stop? Full immersion senza pause? Ripetizione di contenuti con l’intenzione di rafforzarne gli apprendimenti? Ma assolutamente no! Sempre più studiosi stanno accertando l’importanza delle pause durante le lezioni. Le pause non solo sono benefiche per alleviare la stanchezza dei bambini e dei ragazzi, ma sono anche un vero e proprio strumento di apprendimento in quanto contribuiscono a fissare e consolidare i concetti appresi.

L’ESPERIMENTO

Leonardo Cohen, neuroscienziato del National Institutes of Health, lo ha dimostrato link esterno con il suo esperimento. I partecipanti erano adulti che stavano cercando di imparare a svolgere attività con la mano sinistra, o comunque con la mano non dominante. Il magnetoencefalogramma a cui i partecipanti erano stati collegati durante tutto il percorso, anche durante le pause, ha mostrato che l’attività di apprendimento era presente anche durante i momenti in cui non era in corso di svolgimento: semplicemente, l’attività era “presente nel cervello” in modalità compressa.

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ANCHE IL SONNO È IMPORTANTE

L’interruzione di un’attività, quindi, non è un momento in cui l’apprendimento cessa. La scoperta di Cohen si allaccia a un’altra scoperta, risalente al 2001: in alcuni topi stimolati ad attraversare e uscire da un labirinto, si era evidenziata la presenza di quei ricordi anche durante la fase REM del sonno, fase durante la quale i topi ripercorrevano letteralmente l’esperienza compiuta.

IL SONNO COME STANZA DELL’APPRENDIMENTO

Ogni apprendimento si costruisce e si modella su contenuti già in nostro possesso, le pause e il sonno sono momenti importantissimi per consentire questo “modellamento”. Il sonno è un vero e proprio palcoscenico in cui vanno in scena le informazioni apprese, vengono elaborate, decodificate, modellate e infine archiviate.

COME FARE IN CLASSE?

E in classe? Come si può sfruttare il potere della pausa? La neurologa e insegnante Judy Willis afferma che è necessario proporre ai bambini e ai ragazzi le pause prima che si manifestino i primi segnali di stanchezza, noia o fatica. Willis sostiene, inoltre, che le pause dovrebbero essere molto più frequenti di quanto non lo siano di solito, nelle nostre scuole. Non è necessario che vengano svolte attività divertenti, ludiche o strutturate, è sufficiente proporre un po’ di stretching, cantare una canzone, muoversi liberamente per lo spazio o anche solo lasciare i propri alunni liberi di chiacchierare tra loro qualche minuto.

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LA STANCHEZZA È EQUIVALENTE ALLA PERDITA DI GIORNI SCOLASTICI

Uno studio del 2016 link esterno evidenzia come la “fatica cognitiva” si manifesti verso la fine della mattinata scolastica, e che infici sulle prestazioni didattiche dei bambini e dei ragazzi in modo drammaticamente significativo: negli alunni che non hanno svolto pause, che sono stanchi e affaticati, gli apprendimenti vengono persi in una quantità così grande da poter essere paragonata a un’assenza da scuola per dieci giorni. Gli studenti che svolgono più pause, secondo lo studio, hanno voti e performance migliori. Ogni docente dovrebbe, quindi, tenere a mente un fatto fondamentale: le pause che concede ai suoi studenti sono tutt’altro che tempo perso! Possono, anzi, essere la salvezza e il consolidamento di ciò che è stato faticosamente appreso.

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