Stiamo veramente assistendo a un declino dei valori nei ragazzi? Ma se è così, di chi è la colpa? Come si può rimediare? Come si può trasmettere ai giovani l’importanza della legalità? Il Magistrato Nicola Gratteri propone una soluzione fuori dagli schemi.
I giovani “senza valori”: di chi è la colpa?
Molto spesso la scuola viene incolpata della maleducazione dei ragazzi, della loro scarsa coscienza civile e dei loro ideali malsani e sbagliati. Ma ci dimentichiamo che i ragazzi sono bombardati costantemente da stimoli estremi: pensiamo a TikTok dove i vari video di balletti vengono alternati a video di violenze, episodi di bullismo ripresi e pubblicati, clip di influencer che mostrano vite facili e dorate nelle quali si diventa molto ricchi facendo poco, e soprattutto senza reali competenze.
Non solo social, anche la tv è responsabile
Anche la tv è colpevole, non solo i social. In tv, messaggi contraddittori e parossistici vengono trasmessi a ciclo continuo e 24 ore su 24: come possono non penetrare nel subconscio e “fare presa” su una psiche plasmabile e in formazione come quella dei nostri giovani? Si passa da reality in cui insulti e offese paiono la normalità a fiction violente e crude, per passare da talk show in cui psicologi e psichiatri dipingono le nuove generazioni come deboli e indolenti. Insomma, nessuno sembra credere nei giovani e, anzi, vengono additati in modi ben poco lusinghieri dopo essere stati dotati, dagli stessi che li additano, di strumenti per vedere la realtà decisamente inadeguati e malati.
Nicola Gratteri e la sua preoccupazione per i giovani
Molti ragazzi hanno anche il mito dei mafiosi, costruito grazie a disinformazione e promozione di valori completamente errati, e questo è l’aspetto più grave. Nicola Gratteri, Magistrato e saggista italiano, racconta che ci sono ragazzini delle medie che giocano “ai mafiosi”, scimmiottandone le loro gesta con atteggiamenti e modi di parlare, con soprannomi ed espressioni linguistiche tipiche ma non solo, persino con tagli di capelli e abbigliamento. I ragazzi, secondo il Magistrato, non sanno che “[…] non esiste la mafia buona che crea posti di lavoro, che salva famiglie dal lastrico, e la mafia cattiva che brucia bambini nell’acido, distrugge famiglie, fa pagare il pizzo a commercianti finché nella loro vita l’unica via d’uscita rimane il suicidio”. Questo anche per colpa di fiction televisive che mostrano personaggi malavitosi spesso romanticizzati.
La scuola e lo studio come mezzi per riscattarsi
Gratteri suggerisce che la soluzione è ridare valore all’esperienza scolastica. I ragazzi, secondo lui, hanno il mito della scuola stile Amici, funzionale per avere visibilità e fama, ma la scuola dovrebbe essere altro. La cultura e la consapevolezza sono ciò che può guarire uno Stato come il nostro, malato e ferito da corruzione, malavita, politici indagati. Il Magistrato afferma, inoltre, che è necessario smettere di creare allure intorno ai criminali, smettere di rappresentarli in fiction e film come persone di successo, ricche, con belle macchine, mentre gli insegnanti guidano un’utilitaria o si muovono con i mezzi pubblici: i ragazzi più fragili e influenzabili, a quale delle due figure vorranno somigliare? Gli insegnanti, per la loro importanza, vanno riabilitati e necessitano di recuperare il rispetto perduto. Occorre, inoltre, che la scuola organizzi dibattiti e incontri sulla legalità, ma il pomeriggio: la mattina è necessario dedicarla allo studio. La scuola è lo strumento per costruire la propria conoscenza e avere armi per il domani, è cruciale in questo percorso verso il cambiamento. Gratteri, infine, suggerisce una ricetta, forse colorita, ma indubbiamente ricca di significato: “Ragazzi, dobbiamo abbattere questo sistema: studiamo, pensiamo, curiamo l’ardore e la passione. Fottiamoli”.