Sui voti si è detto tutto e il contrario di tutto: c’è chi li reputa fondamentali per l’educazione degli studenti e chi invece li considera ormai superati. Fra questi ultimi ci sono anche molti studenti, secondo una recente indagine, e anche alcune voci autorevoli del mondo scolastico. Che i voti numerici non siano essenziali nella scuola contemporanea lo dimostra il modello scandinavo, così tanto apprezzato in Italia e all’estero, tanto da essere protagonista di una particolare sperimentazione. Nel liceo scientifico Peano di Roma, infatti, si è concluso il primo anno di alcune sezioni in cui docenti e studenti collaborano per valutare il percorso. E non usano voti.
Classi senza voto
A raccontare l’esperienza è il quotidiano La Stampa , che parla di una sperimentazione che dai risultati sorprendenti. Innanzitutto, le assenze degli studenti sono state ridotte del 30% rispetto alle normali classi del liceo romano. Inoltre, l’iniziativa ha portato a un maggiore benessere e a un minore stress negli studenti coinvolti. A spiegare il perché di questo fenomeno interviene Massimo Gervasi, docente di matematica e fisica nelle sezioni sperimentali:
Il sistema tradizionale di valutazione, insomma, può generare ansia e paura negli studenti. Gervasi parla di verifiche che vengono saltate per paura del voto numerico, ma anche di voti numerici visti come valutazione della persona e non della verifica in sé: se prendo un 4 valgo un 4, e non c’è alcuna uscita alla situazione.
Come funzionano le classi senza voto
A differenza delle storture a cui il sistema tradizionale può andare incontro, l’obiettivo delle classi senza voto del liceo scientifico Peano è quello di valutare il progresso dello studente rispetto alla sua situazione di partenza. Esattamente quanto auspicato da Gervasi. Da questo punto di vista, gli studenti sono coinvolti nella loro autovalutazione in base a parametri come:
- attenzione in classe;
- capacità di prendere appunti;
- consegna dei compiti puntuale;
- risultati delle verifiche.
In questo modo, gli studenti imparano a responsabilizzarsi: il voto non è più un numero calato dall’alto ma una sincera valutazione personale fatta da e con sé stessi. Non c’è quindi alcuna necessità di autogiustificarsi per un voto troppo basso, ma al contrario c’è la ricerca di una maggiore consapevolezza sui propri punti di forza e sulle proprie debolezze. Persino il rapporto con le famiglie cambia nelle classi senza voto, con i genitori che vengono coinvolti nel processo di valutazione dei loro figli, così da confrontare la loro percezione con quella degli studenti e dei docenti.
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È il futuro della scuola?
Sì e no, nel senso che l’approccio delle sezioni sperimentali del Peano è senza dubbio interessante, e obbliga a valutare l’introduzione di alcuni elementi nella normale didattica scolastica. Ne parla, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa , il docente di Pedagogia Sperimentale all’Università di Roma Tre Cristiano Corsini, secondo cui le ricadute sono positive per l’intero clima scolastico:
Insomma, l’esperimento delle classi senza voto non è un attacco alla valutazione degli studenti ma un nuovo strumento a loro disposizione e a disposizione del loro percorso di crescita. Nella speranza che da questo esperimento si traggano le giuste conclusioni, e non soltanto da parte degli studenti.