Tempo fa fu pubblicato un articolo molto interessante che creò un forte dibattito. Si trattava di una spiegazione effettuata da un’insegnante di una scuola primaria sulla decisione di spronare i suoi studenti all’utilizzo della penna stilografica e delle matite al posto delle penne moderne.
Perché la scelta della penna stilografica
Nell’articolo la maestra Annamaria spiegava come ogni anno, entrando nelle classi prime, si trovasse di fronte un numero sempre maggiore di alunni con un’impugnatura del tutto scorretta. Erano sempre meno gli studenti a mettere in atto fin dall’inizio il “tratto classico”, quello insegnato alle generazioni passate con l’utilizzo della penna stilografica.
Secondo l’insegnante non ci sarebbe stato niente di profondamente sbagliato nell’adottare uno stile di scrittura diverso da quello prediletto in passato, se il farlo non avesse apportato alcuna conseguenza negativa. Tuttavia, le conseguenze negative c’erano, eccome. La maggior parte degli studenti, infatti, utilizzava un tratto eccessivamente marcato, che a lungo andare avrebbe affaticato la mano e rallentato il bambino.
La maestra spiegava, inoltre, come si potessero notare i segnali di un’impugnatura scorretta nell’ora di disegno. I bambini che non poggiavano le dita nel modo giusto durante la colorazione andavano spesso fuori dai bordi. Questo succedeva perché la mano copriva la visuale, non permettendo una colorazione ottimale.
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COME RISOLVERE IL PROBLEMA?
La maestra Annamaria riuscì a insegnare ai suoi alunni un’ottimale postura di scrittura grazie all’utilizzo della matita, che lei stessa definì uno “strumento adatto e duttile”. Nell’articolo, in particolare, si soffermò sulla duplice funzionalità della matita, che se da un lato era in grado di insegnare ai bambini una buona postura delle mani, dall’altro non li demoralizzava in occasione di un errore.
Se un bambino commetteva un errore ortografico, infatti, poteva correggerlo prima che chiunque altro se ne accorgesse, acquisendo in questo modo un senso di responsabilità e di sicurezza in sé stesso.
Nell’articolo si leggeva poi un esempio pratico su come insegnare l’impugnatura corretta ai ragazzi. Secondo la maestra Annamaria, sarebbe bastato obbligare il bambino a mantenere un pezzo di carta tra il palmo della mano, l’anulare e il mignolo per far sì che acquisisse la postura ottimale.
Una volta imparata la postura corretta con la matita, arrivati al secondo anno, l’insegnante usava proporre ai suoi alunni l’adozione della penna stilografica. Non quella con la punta tonda, ma la vera stilografica, dotata di inchiostro, pennino e cartuccia con la pallina.
Il motivo per cui lo faceva? Semplice. La penna stilografica era l’unica in grado di mantenere la mano nella posizione giusta, senza affaticare il polso neanche dopo periodi prolungati di scrittura.
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Articoli davvero molto interessanti, sono pienamente d’accordo. Come logopedista sposo queste tecniche e le applico ogni giorno. Grazie
Concordo con la docente , anch’io con la mia classe ho percorso le stesse tappe con ottimi risultati per tutti i ragazzi
Ottimo articolo, sono d’accordo e la mia esperienza personale conferma tutto.
Un consiglio: evitare costrutti ingiustificati, in particolare “come…” Trattandosi di una constatazione del fatto, sarebbe più appropriato “…che ogni anno, entrando nelle classi prime, si trovava di fronte un numero sempre maggiore…”, “che si potevano notare”…