Una lettera aperta è stata scritta qualche tempo fa su un problema che purtroppo possiamo ancora definire attuale al giorno d’oggi. Troppi studenti scrivono male in italiano, questa è l’accusa di seicento docenti universitari. Andiamo a ripercorrere alcuni passi della lettera per capire le cause di questa difficoltà.
UN PROBLEMA ORMAI NOTO
“È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana.”
L’incipit della lettera firmata da seicento professori universitari, tra cui è doveroso citare figure celebri quali Annalisa Nesi e Luciano Canfora, parla chiaro. La gravità della situazione viene descritta con chiarezza identificando tre aree specifiche in cui le lacune degli studenti si fanno maggiormente sentire: la grammatica, la sintassi e il lessico.
I professori indirizzano la lettera aperta, datata al 4 febbraio del 2017, al Presidente del Consiglio, alla Ministra dell’Istruzione e al Parlamento. Quattro anni dopo, non sembra che una soluzione al problema sia ancora stata trovata.
LE LINEE DI INTERVENTO PROPOSTE
Dopo aver illustrato il problema e la negligenza dell’istruzione italiana a riguardo, i docenti hanno stilato un elenco di proposte di linee di intervento. La prima consisteva in “una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari”. Tali indicazioni avrebbero dovuto contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni.
I docenti hanno poi proposto “l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano”.
Infine, come ultima proposta si legge nella lettera: “sarebbe utile la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media, anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari ordini di scuola.”
Il filo rosso che unisce queste tre proposte è la necessità di una verifica seria delle competenze linguistiche degli studenti, al fine di colmare quelle lacune di cui si è parlato prima che gli studenti raggiungano l’età adulta.
Oggi la situazione non è molto diversa da quella descritta nel 2017, ed è dunque ancora più fondamentale l’intervento dell’Istruzione italiana per porre fine a questa problematica. Attuando le idee proposte dai docenti, gli studenti si sentirebbero incentivati a fare del proprio meglio e i risultati sperati si otterrebbero in un breve arco di tempo.
Nell’era del digitale la comunicazione è sempre più importante, tuttavia la grammatica, la sintassi e il lessico sembrano essere diventati fattori secondari all’interno di essa. Gli studenti scrivono male in italiano e chi lavora a scuola o nell’università questo lo ha notato già molto bene, da tempo.