Oggi più che mai conoscere almeno una lingua straniera è una competenza indispensabile per farsi strada in un mondo sempre più interconnesso. Tuttavia, sebbene la capacità di comprendere e comunicare in diverse lingue apra nuove opportunità, l’Italia sembra rimanere indietro.
Secondo un sondaggio condotto da Censuswide per Preply , infatti, un italiano su due parla soltanto la sua lingua madre, e non conosce neanche una lingua straniera. Vediamo qual è il significato di questi numeri e cosa ci dicono sul futuro del nostro Paese.
Male il sud
Pur non rappresentando un’indagine esaustiva, il sondaggio di Preply mostra un’Italia in cui c’è poca confidenza con la lingua madre, e ancora meno con le lingue straniere. Su un campione rappresentativo di 1000 persone, infatti, soltanto il 37% conosce due lingue mentre il 48% parla soltanto l’italiano. Detto in altri termini, un italiano su due non conosce neanche una lingua straniera.
Al di fuori della media, invece, è abbastanza buono il dato delle fasce più giovani: il 46% degli italiani fra 16 e 34 anni sa parlare almeno una lingua straniera. La percentuale sale al 48% fra i giovani con più di 16 anni e meno di 24 anni, mentre in generale la Generazione Z ha solo il 25% di individui che parlano soltanto l’italiano.
Si tratta di dati che evidenziano il ruolo delle lingue straniere, come l’inglese, nella nostra vita quotidiana. Purtroppo però il divario mostrato dal sondaggio di Preply si esprime anche a livello territoriale, dove si notano grandi differenze.
In Umbria, per esempio, quasi il 66% parla soltanto italiano, percentuale che si ferma al 60% in Puglia e Sicilia e si abbassa di poco in Lazio e Campania. Diverso è il caso di Piemonte, Lombardia e Veneto, dove circa il 20% della popolazione conosce tre lingue. Visti i dati, appare strano come molte regioni turistiche abbiano maggiori carenze nelle lingue straniere, segno che i margini di miglioramento sono ancora piuttosto ampi.
Quali lingue si parlano in Italia
L’inglese è ovviamente la lingua straniera più conosciuta e parlata in Italia, ma non è certamente l’unica. Fra le lingue romanze, che condividono gran parte del loro patrimonio con l’italiano, anche il francese e lo spagnolo sono molto diffuse nel nostro Paese: le parlano rispettivamente il 12% e il 9% delle persone intervistate.
Un discorso a parte meritano invece le lingue parlate dalle minoranze o da piccoli gruppi in seno al nostro Paese. Lingue come l’albanese e il croato, il cinese e l’hindi, il polacco e il russo, l’arabo e il persiano, il greco e il portoghese sono comunque presenti, anche se con una percentuale di parlanti molto bassa. Il loro apporto alla ricchezza linguistica dell’Italia è innegabile, nel segno di una società sempre più multiculturale.
Secondo il sondaggio di Preply, l’Italia rimane un Paese con ampi margini di miglioramento per quanto riguarda la conoscenza delle lingue straniere. Le cause sono diverse e molto complesse ma, allo stesso tempo, sono presenti anche segnali positivi che non è possibile ignorare, come il dato che riguarda i giovani.
D’altronde, l’insegnamento di almeno una lingua straniera è presente in tutti i gradi scolastici del nostro sistema di istruzione, che pure ha i suoi limiti. Hanno proprio questo scopo progetti innovativi come Be Yourself , edito dal Gruppo Editoriale ELi. Si tratta di un corso di inglese per la scuola secondaria di primo grado che unisce il classico studio di una lingua straniera con lo sviluppo di competenze trasversali. Il libro è caratterizzato da:
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Che la conoscenza delle lingue straniere sia una chiave per il futuro, insomma, non è certo un mistero, e l’Italia ha la necessità di colmare un gap importante. Di conseguenza, serve un approccio che sappia interpretare nel modo corretto un mondo in cui le connessioni globali contano sempre di più. Anche quelle linguistiche.