Che la scuola fatichi a svolgere la propria funzione educativa non è certo un mistero. Da un lato, ci sono i rapporti sempre più complessi con i genitori che tendono a intervenire nella vita scolastica, spesso a sproposito. Dall’altro, c’è il rapporto degli studenti e delle famiglie con il voto, strumento necessario ma spesso criticato. Ne parla in un’intervista a Repubblica la preside Maria Grazia Lancellotti, che ritiene sia necessario tornare ad un dialogo costruttivo fra scuola e genitori, nell’interesse dei giovani. Ma è davvero possibile?
Individualismo e fragilità degli studenti
Al centro delle preoccupazioni di Maria Grazia Lancellotti, preside di un liceo di Roma, c’è la necessità di ripensare il rapporto fra scuole e famiglie. Quest’ultimo infatti si concentra (quasi) esclusivamente sul voto numerico, tralasciando quindi la reale crescita degli studenti e paventando la strada per ulteriori problemi.
Infatti, la costante mancanza di punti di riferimento porta a una maggiore fragilità emotiva: un voto basso durante un’interrogazione viene vissuto come un fallimento esistenziale. Allo stesso tempo, il voto stimola reazioni spropositate da parte dei genitori che, pensando di proteggere i loro figli, finiscono per mettere in discussione l’intero sistema scolastico.
La fragilità porta all’individualismo, e l’individualismo aumenta la fragilità emotiva degli studenti: si tratta di un circolo vizioso che oggi rappresenta uno dei problemi principali della scuola italiana. Una sorta di emergenza silenziosa che tutti conoscono, ma che nessuno riesce ad affrontare.
L’eterna polemica sui voti scolastici
Uno dei punti più interessanti toccati da Lancellotti nella sua intervista riguarda i voti scolastici, quei numeri o giudizi che indicano il grado di preparazione di uno studente. L’uso di parametri numerici è semplice, per quanto riduttivo, ma contribuisce all’identificazione dei ragazzi con quel numero, tanto che per molti genitori il voto diventa l’unico elemento importante nell’esperienza scolastica:
Il discorso è esattamente questo: da semplice strumento utile nel percorso scolastico dello studente, insieme a tanti altri, il voto è ormai percepito come unico valore di uno studente. Per questa ragione, oggi hanno sempre più successo esperimenti come quello di un liceo di Roma, in cui ci sono delle classi senza voto: non ci sono voti, gli studenti si assentano meno e stanno meglio.
l’importanza del dialogo
La soluzione ai problemi che abbiamo delineato, per Maria Grazia Lancellotti, consiste nel ritrovare il dialogo fra scuola e famiglia. Secondo la preside, infatti, entrambe hanno lo stesso obiettivo, ossia una crescita sana ed equilibrata degli studenti.
Da una parte, allora, è fondamentale che gli insegnanti tornino a dialogare con le famiglie dei ragazzi; dall’altra parte, invece, è necessario che i genitori tornino a fidarsi della scuola e della sua funzione. Ovviamente non si tratta di un cambiamento semplice, eppure è necessario trovare un equilibrio fra la necessità di valutare i progressi degli studenti e il loro benessere psicologico. Tanto che sorge un dubbio: il problema non sono i voti per sé, ma la loro percezione da parte dei genitori, degli studenti, degli insegnanti.
Come si vede, la questione è abbastanza complessa e riguarda le dinamiche genitori-figli, il tipo di valutazione mediante un numero, le scelte organizzative della scuola e, persino, le decisioni politiche a monte. Se quindi sono chiari i segnali di un disagio, è altrettanto chiara l’importanza di un percorso scolastico che sappia accompagnare i giovani senza tenerli per mano. Ma, allo stesso tempo, senza tagliar loro le gambe.