Colpa del Covid, ma non solo. Gli ultimi dati raccolti dall’Istat del 2022 nella sezione “Bes: il benessere equo e solidale” riferiscono che il 36% degli studenti del Lazio che si avvicina a concludere il ciclo delle scuola secondaria di primo grado non raggiunge la sufficienza nemmeno in Italiano. Per le competenze matematiche, la percentuale è ancora più allarmante: quasi il 44% degli alunni e delle alunne ha problemi con le basi della materia. E il 17% delle persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni non ha un lavoro, non studia e non affronta nessun percorso di formazione: si tratta di ragazzi che rientrano nell’etichetta dei Neet.
Lo studio , giunto al suo decimo anno di pubblicazione, è inserito nella categoria “Istruzione e formazione”, e ha come obiettivo quello di porre l’evidenza sui dati che riferiscono ai più importanti fenomeni sociali, economici e ambientali in Italia. L’istruzione è solo uno dei dodici indicatori che analizzano il quadro socio-economico del nostro Paese, insieme ad altri argomenti che si interessano del benessere economico, della salute, della sicurezza, del lavoro e delle relazioni sociali.
La verifica delle conoscenze degli studenti di terza media avviene attraverso test specifici, che coinvolgono anche le materie di Italiano e matematica: le insufficienze relative alle competenze alfabetiche affliggono quattro ragazzi su dieci. La percentuale che analizza la situazione del Lazio non si allontana tantissimo dalla media nazionale, sebbene, nella totalità delle rivelazioni, emergano alcuni esempi più confortanti, ma nemmeno così tanto: in Umbria, per esempio, “soltanto” il 30,2% degli studenti non raggiunge la sufficienza in Italiano. Quanto alla matematica, le lacune non riconoscono grandi differenze geografiche, e uno studente su quattro si dimostra carente nelle conoscenze basilari, tanto nel Lazio, quanto nella percentuale di media nazionale (43,6%).
Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma e del Lazio, nonché dirigente del liceo Newton, denuncia: “Quando questi giovani entrano, avvertiamo in maniera importante i problemi su quelle che possiamo definire come competenze di base”.
Ragazzi che hanno difficoltà nella comprensione del testo, che vantano un livello di scrittura elementare, e un’espressione orale molto essenziale, si riversano nelle scuola secondarie di secondo grado con tutte le loro carenze didattiche. Non si tratta, tuttavia, di una conseguenza del Covid e della didattica a distanza, poiché, come affermato da Cristina Costarelli, sono problematiche che si trascinano da quasi una decina di anni: la pandemia ha di certo un ruolo nella situazione generale, ma non si tratta dell’unica variabile sulla quale far ricadere ogni colpa.
La soluzione potrebbe essere anche piuttosto semplice: non sovraccaricare i ragazzi con materie nuove, e soffermarsi sulle competenze di base, almeno fin quando i dati non riveleranno un miglioramento della tendenza su scala regionale e nazionale.
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E per quel che riguarda i Neet? Se nel Lazio i numeri si attestano intorno al 17%, su scala nazionale occorre confrontarsi con un ben più corposo 19% di individui lontani dal mondo del lavoro e da quello della formazione e dell’istruzione.
“Quando uno studente arriva al secondo o al terzo anno e colleziona ripetute bocciature, difficilmente riesce a rimanere nel sistema scolastico ed è a quel punto che si parla di abbandono e di dispersione”, con conseguente titolo di scuola media come massimo traguardo scolastico. Il consiglio di Cristina Costarelli punta a snellire gli esami integrativi necessari al passaggio da un percorso all’altro, ma anche a porre l’attenzione sull’aspetto psicologico: “Le bocciature vengono sentite come fallimenti, fanno perdere la motivazione”.