Secondo il Ministro dell’Istruzione e del Merito gli alunni studiano troppo e male, concentrandosi più sulla quantità che sulla qualità delle informazioni che assimilano. In più, una scuola in cui non si sa ancora se utilizzare o meno lo smartphone, gli studenti non imparano più il corsivo. Così si è espresso Giuseppe Valditara sul futuro della scuola durante un recente intervento: il ministro non ha risparmiato opinioni forti che hanno da subito generato diverse polemiche. Non ultima la reale fattibilità delle sue proposte.
i giovani studiano “troppa roba”
La prima bordata del Ministro dell’Istruzione e del Merito è diretta ai programmi della scuola primaria, dove si studia troppo e male. Beninteso, semplificare i programmi non vuol dire rendere più semplice l’apprendimento ma, nelle intenzioni di Valditara, far prevalere la qualità sulla quantità. Ecco le sue parole:
In terza elementare si va a narrare e a spiegare tutte le specie di dinosauri. Addirittura c’era un animale vissuto 40 milioni di anni fa e questi bambini devono studiare questo animale vissuto in Messico ed estinto da milioni di anni. A cosa serve tutto questo? È tutto inutile se poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato, che ci hanno dato i grandi valori dell’Occidente.
Alla quantità dello studio si unisce un altro problema della scuola italiana, ossia la didattica basata sul cellulare, che rischia di avere effetti molto negativi sui bambini. Per Valditara è importante quindi tornare al libro e alla scrittura: il tablet può anche andar bene, ma soltanto dopo alcune ineliminabili basi.
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Valutazione e merito
Nel suo intervento, è comprensibile che l’attuale inquilino di Viale Trastevere abbia anche parlato del ritorno ai giudizi sintetici nella scuola primaria. Le ragioni sono chiare: una maggiore comprensione da parte di studenti e genitori, sulla carta. Eppure, per molti il ritorno ai giudizi sintetici rappresenta un ulteriore inaridimento nella valutazione degli alunni: a questi Valditara risponde che l’obiettivo è fornire un quadro chiaro dei progressi senza ricorrere a formule complesse.
Da una parte i giudizi sintetici, quindi, dall’altra i percorsi personalizzati per gli studenti. Per Valditara perseguire il merito non vuol dire raggiungere l’eccellenza a tutti i costi ma dare il meglio di sé. E la scuola deve essere quell’istituzione che permette a ciascuno di capire quali siano queste abilità e lo aiuta a farle crescere. Anche qui, potremmo chiudere dicendo “sulla carta”, perché il dibattito generato dalle parole del ministro punta il dito proprio sulla reale fattibilità delle sue proposte. Sarà necessaria una valutazione… nel merito.
Il ritorno al corsivo
L’ultima grande questione affrontata da Valditara riguarda l’importanza della scrittura in corsivo. Da una parte, infatti, la scuola si prende il tempo di studiare dinosauri e animali estinti mentre, dall’altra parte, finisce per trascurare l’insegnamento del corsivo, nonostante contribuisca allo sviluppo dell’alunno. Queste le parole di Valditara:
Sono rimasto molto colpito che in un esame di avvocato molti studenti scrivevano in stampatello e questo mi ha lasciato un po’ perplesso. Parlando anche con alcuni docenti ho capito che in qualche scuola ormai il corsivo non si insegna più e questo credo che sia qualcosa di negativo.
Al netto delle opinioni del Ministro, è vero che il corsivo e il cartaceo costituiscono due elementi fondamentali per la crescita dei ragazzi. Una volta riconosciuto il problema, la criticità qui è semmai di ordine diverso. Come abbiamo visto, i giovani studiano troppo e male, si affidano troppo agli strumenti digitali, non sanno scrivere in corsivo, e così via. Allo stesso tempo, Valditara è nella posizione privilegiata che gli consente di agire concretamente per cambiare le cose. E portarci questa scuola del futuro di cui così tanto spesso si parla, ma che sembra sempre simile a quella del presente.